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mercoledì 27 maggio 2015

SE MI FAI CONOSCERE LA BELLEZZA IO CERCHERO' BELLEZZA...

 I bambini sanno cogliere la "bellezza" in modo spontaneo e naturale. Si incantano ascoltando la musica. Si fermano davanti all'arcobaleno. Si immergono senza remore nei colori e iniziano a dipingere con tutto il corpo.. Non c'è pregiudizio. C'è sempre la voglia di scoprire, di creare, di costruire un nuovo mondo fatto di forme, suoni, relazioni,parole. Ma la bellezza per diventare parte integrante della vita di un bambino, e un domani dell'adulto, ha bisogno di essere nutrita, alimentata. Un bambino educato alla bellezza potenzialmente cercherà nella sua vita la bellezza, che non è solo un concetto estetico, non si tratta di qualcosa di puramente formale. 

La bellezza è un modo di concepire la vita, è il pensiero che sa volare alto e non si ferma stagnante sul terreno fangoso del giudizio ignorante; è la mente che sa cercare risposte oltre gli stereotipi e i luoghi comuni; è la capacità di trasformare ciò che accade attraverso l'immaginazione e la creatività. La bellezza è il dialogo costruttivo. E' educare e non inculcare. E' il piacere del gioco. E' crescere sapendo di poter essere te stesso senza subire etichette di qualsiasi genere. E' saper stare con gli altri perchè qualcuno ci ha insegnato in modo fermo e chiaro il rispetto. Sono sempre più convinta che è su questo che ogni adulto - genitore ed educatore- dovrebbe lavorare. Come un compito preciso, con forte senso di responsabilità. Perchè siamo noi, ogni giorno, a permettere ai bambini di nutrirsi di bellezza oppure di mediocrità. 

Ho iniziato così oggi il mio incontro formativo per concludere uno dei percorsi di Alfabeto Teatrale: " Ciò che spero di avervi trasmesso, più di ogni altra cosa, è l'idea di un linguaggio teatrale come strumento per educare alla bellezza. Perchè è di questo che secondo me c'è veramente bisogno. E non basta il teatro. E' una rivoluzione culturale molto più profonda e vasta". Sento davvero l'urgenza di spingere in questa direzione. L'ambiente -sociale, culturale- in cui cresce un bambino influisce in modo determinante sulla formazione della sua personalità. Credo fermamente nella "mente assorbente" della Montessori, o nei "cento linguaggi" di Malaguzzi. Credo che il modello educativo messo in atto faccia la differenza. Se un adulto urla, il bambino tende ad urlare. Se un bambino viene parcheggiato davanti alla televisione per ore lui ci starà. Se un bambino non conosce la musica, i libri, le fiabe, la pittura..potrà liberamente scegliere di sperimentare questi strumenti? Può "innamorarsi" di questi linguaggi? Siamo noi il modello. E dovremmo tenerlo sempre a mente. Educare alla bellezza dipende da noi.

www.teatroingioco.it

martedì 19 maggio 2015

LA DIVERSITA' NON PUO' FARCI PAURA..

Sofia è come una foglia che vola in un cielo tutto suo, in lei soffia un vento forte, che spesso la agita, la fa urlare, la fa accartocciare su se stessa.. Davide è come una corda di violino sempre tesa che emette un suono stridulo che sembra lacerare lo spazio. Lisa è come un fiocco di neve, si posa lieve, immobile, lo sguardo scintilla ed è con quello che parla perchè la voce non emette suono. Giulio è come un filo d'erba, sottile e fragile..si muove e dondola con un movimento che si ripete ancora e ancora.. Sono solo alcuni dei bambini con bisogni speciali che ho conosciuto quest'anno, e questi non sono i loro nomi reali. Ma è reale e forte il rapporto che si è creato con loro, con ognuno di loro. Frutto di tentativi, di avvicinamenti, di giornate no, di giornate si, di difficoltà, di sorrisi, di momenti speciali, di relazione. Perchè sarebbe più facile dire "questo bambino non può fare questa cosa.. o non riesce a farla..o tanto è inutile che ci provo" ma preferisco pensare: "in che modo posso trovare un punto di incontro, un dialogo, uno scambio?" Non è facile, lo so. E io non sono l'insegnante di classe. Faccio un altro lavoro. Porto avanti percorsi di narrazione, di teatro, di creatività. Lo so. Ma è mio dovere almeno provarci. 

La diversità non può farmi paura, non può essere la "scusa" per non chiedere di più a me stessa in termini di impegno, di capacità, di energie. E se non riesco pazienza. Ma ci devo provare. Questo io l'ho sempre pensato. Credo in una didattica inclusiva. Ci credo da quando nel 2002, Luca, 10 anni non vedente e autistico, interpretò il narratore nello spettacolo di fine anno con l'insegnante di classe che non faceva che ripetermi "tu sei pazza" e che alla fine, mentre Luca mi abbracciava ridendo, mi chiese scusa. Io ci credo e ci provo, ogni volta. E ho scoperto che Sofia adora suonare il tamburo e allora io e lei ci parliamo così e dopo la nostra prima "comunicazione sonora" lei per la prima volta mi ha abbracciato forte. 
Ho scoperto che Davide ha i suoi tempi ed è lui che si deve avvicinare, ma se so aspettarlo, prima o poi arriva e si siede accanto a me, gli piace la borsa delle storie "ballerina" e partecipa con tanto entusiasmo al saluto finale. So che Lisa non parla ma ride tantissimo ogni volta che racconto una storia, le piacciono soprattutto le fiabe con i folletti, adora il paracadute didattico e vuole accarezzarmi la mano ogni tanto, e a volte la stringe per alcuni minuti. Ho scoperto che Giulio prima di stare in ascolto deve raccontarmi qualcosa e ripermelo per due o tre volte..e poi resta in silenzio e ascolta le storie; la strega Cancellina lo spaventa e lo diverte allo stesso tempo e quando la borsa delle storie si chiude mi dice sempre: "No..no! Devi raccontare un'altra storia perchè a me mi piace!" e si agita un pò, ma poi si tranquillizza e mi saluta sorridendo. Stando in ascolto ho imparato davvero tantissime cose!

www.teatroingioco.it

mercoledì 6 maggio 2015

E LE MAMME NON STANNO A GUARDARE..

Un laboratorio che si conclude con uno spazio di narrazione interattiva rivolto alle mamme. Come, niente recita? Ovviamente no! Niente lezione aperta? No..questa volta il laboratorio si conclude con l'idea di "creare storie" con le mamme e di raccontargli, attivamente, la nostra esperienza con i bambini. Un incontro voluto dalla coordinatrice e definito sin dall'inizio. Laboratorio di fiabe interattive, ovvero spazio di gioco, narrazione, storie e personaggi. Fra i progetti da me ideati è quello che amo di più perchè mi permette di esplorare un percorso espressivo assolutamente libero e ricco di forme da sperimentare. E così, oggi a scuola, spazio alle mamme che hanno partecipato attivamente ad un incontro-laboratorio. Ascoltare, condividere, mettersi in gioco, ridere, immaginare. Hanno sperimentato esattamente ciò che vivono i bambini. Dalla borsa delle storie al saluto finale. E le mamme hanno anche creato una storia...fogli, pennarelli, una traccia da seguire e tanta fantasia. Credo che questa idea di "spazio finale" abbia delle potenzialità incredibili! Permette ai genitori (perchè estenderei l'invito anche ai papà) in modo giocoso di conoscere e condividere contenuti, valenze, strumenti operativi del percorso espressivo svolto con i bambini, rendendoli partecipi e maggiormente consapevoli. E accende una piccola luce su un argomento sostanziale: l'importanza di raccontare fiabe ai bambini. 

E questo aspetto è stato colto da quasi tutte le mamme presenti. C'è chi mi ha fatto domande, chi ha riconosciuto modalità e storie narrate dai bambini a casa "Ecco cos'è il tappeto volante! Ora ho capito", "Questa storia me l'ha raccontata, si..questa con lo gnometto che suona il trombone!", " Mi parlava sempre di queste scatoline con dentro le emozioni, ora le conosco anche io!" e tanti altri commenti di questo tipo. E che dire della mamma che ha preso appunti durante l'incontro e alla fine mi ha detto: "Voglio farla anche io una borsa delle storie. Così mi metto a raccontare a casa con mio figlio". Dico che questo voleva essere il senso! E credo sia arrivato, a tutte... o quasi. 

E se uscendo da scuola, dopo tanti sorrisi e abbracci con i bambini, dopo tanti ringraziamenti da parte delle mamme.. se ad un passo da me, quella mamma che sembrava uscita da una sfilata di moda ha provocatoriamente detto: "Questi sono venuti solo a farsi propaganda per l'anno prossimo. Ma invece di stare seduta un'ora a sentire e a scrivere storie fatemi vedere mio figlio che recita, no?".. penso che forse no.. il messaggio non è arrivato proprio a tutti. Peccato, per chi si è perso un'opportunità per stare in ascolto, per mettersi in relazione con i bambini in modo creativo e sano. Peccato che ci sia ancora chi pensa che tutto sia un'esibizione, qualcosa per mettersi in mostra, per vendersi. Non stupisce che persone così si aspettino un'esibizione anche dal proprio figlio di tre anni. E invece no. Oggi i bambini non hanno dovuto dimostrare niente a nessuno e io non ero lì per farmi "propaganda"...termine che la dice lunga! No, ero lì per concludere un progetto, in un modo insolito e bello, con tutta la mia passione. Come sempre.