C’è un linguaggio muto fatto di segni, posture,
sguardi, oscillazioni. E’ il linguaggio del corpo. Troppo spesso
soffocato a scuola. Dire a un bambino di non muoversi è come dirgli: non
respirare, non vivere, non essere. Muovere il corpo significa muovere anche i
pensieri, far circolare un’idea. In un’immagine olistica che ci permette di
vedere il bambino –la persona – come un essere globale, fatto di mente e corpo,
di ragione ed emozione, il linguaggio corporeo non può essere sminuito. Con i
bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia è (apparentemente) più
semplice e naturale lavorare mettendo al centro della nostra attenzione
anche il corpo: il bambino piccolo sperimenta attraverso il movimento, conquista lo
spazio e l’autonomia personale anche grazie al corpo che si muove, esplora,
scopre. In età prescolare al bambino permettiamo ancora di giocare e, nel
gioco, spesso rientra il corpo che gioca. E giocando, il corpo, narra e racconta, costruisce storie e simboli, apprende. Nella scuola primaria lo spazio
fisico abitato e vissuto cambia drasticamente: tutta l’aula è caratterizzata
dalla presenza dei banchi e, al banco, si passa la maggior parte del tempo
scolastico. Il corpo è quasi sempre immobile, statico, fermo. E questa
immobilità costa cara al bambino. Prima di etichettare i bambini come “iperattivi,
agitati, frenetici” dovremmo chiederci quanto l’inibizione del movimento
influisca sul loro comportamento. Una sana e liberatoria corsa, un uso espressivo del
corpo non aiuterebbero i bambini ad essere più tranquilli e sereni? Promuovere
una pedagogia del corpo è a mio avviso necessario e urgente. Percorsi di teatro
o di danza creativa per esplorare il sé corporeo in modo espressivo. Psicomotricità
per acquisire nuove consapevolezze. Giochi tradizionali dove utilizzare il
corpo per rafforzare la cooperazione e lo spirito di gruppo. Percorsi di rilassamento o di yoga per
ascoltare il corpo in modo più globale e profondo. Il corpo è ancora
tristemente assente a scuola, nella didattica, nella pedagogia.A partire dal nido fino alla scuola primaria il corpo dovrebbe essere protagonista assoluto di quel dialogo costruttivo fatto di relazione, espressione della propria identità, esternazione delle emozioni. Non basta la parola. Non basta la mente che apprende. Ci vuole anche il corpo, per dire, dialogare, esprimere, imparare, crescere.
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