Dalle recite a scuola, a partire dall’asilo nido, agli
schermi televisivi. Dalle insegnanti
tutte indaffarate a fare, con i bambini, mesi e mesi di prove per quei 30
minuti di gloria alle mamme emozionate perché il figlio è stato preso in TV. «Facciamo
di tutto per non sovraccaricare di stress i bambini. Per loro deve essere un
gioco, il modello sono le recite all’oratorio che tutti abbiamo fatto. Non c’è
gara, non vincitori né vinti. Parlo con loro con naturalezza. Li rispetto.
L’obiettivo è farli divertire facendogli fare ciò che amano." Queste le
parole di Gerry Scotti in un'intervista in merito ad un talent show per bambini
da lui condotto. Premetto: non ho visto il programma. Ma, curiosando su google
ho inserito la dicitura talent show per bambini ed è uscito fuori
un mondo da indagare all’insegna dei riflettori accesi.
“Kid’s Got Talent! Volete assistere a un nuovo,
grande show con piccoli, grandi talenti?
Bambini tra i 4 e gli 11 anni daranno vita a esibizioni e abilità di ogni tipo, sempre sorprendenti.” Ovviamente sempre sorprendenti...non ci deluderanno certamente!
Bambini tra i 4 e gli 11 anni daranno vita a esibizioni e abilità di ogni tipo, sempre sorprendenti.” Ovviamente sempre sorprendenti...non ci deluderanno certamente!
Un annuncio casting riporta le seguenti parole:
"Se siete genitori di un bambino dai 3 ai 12 anni che sa fare qualcosa di
unico e straordinario, non aspettate! Scrivete alla mail descrivendo l’abilità
di vostro figlio. I bambini più speciali saranno i protagonisti di un
nuovo show!"
I bambini più speciali saranno protagonisti... E questo
proprio perché non c’è spirito di competizione! Immagino i genitori che,
leggendo, si saranno ritrovati nel privilegio di avere un figlio che sa fare
qualcosa di “unico e speciale”. E non credo con questo si intenda la
meravigliosa unicità che ogni bambino di per sé rappresenta.
Nutro forte interesse sull'argomento da sempre e,
parlando con amici qualche sera fa e criticando aspramente questa moda di far
esibire i bambini a tutti i costi (bambini cantanti, maghi, comici, attori, ecc
ecc), abbiamo cercando qualcosa su internet e ci siamo messi a vedere alcune
esibizioni per poi finire in una trasmissione americana su un concorso di
bellezza per bambine. Piccole donne con trucco e parrucco, denti finti da
indossare, mossette ammiccanti da fare al pubblico e alla giuria. Alcune
bambine avevano solo quattro o cinque anni! Ma vi assicuro che anche le bambine
più "grandi" (10, 12 anni) mi hanno trasmesso una grande tristezza.
Tornando alle parole iniziali, utilizzate da Gerry Scotti per descrivere il
programma ci sono, a mio avviso, delle considerazioni da fare: se per i bambini
“deve essere un gioco” ma perché non li lasciamo semplicemente giocare? Sono i
bambini che cercano e trovano gli annunci su internet o in televisione e
decidono di iscriversi a simili programmi? E’ una loro esigenza, è una loro
priorità quella di apparire in televisione, esibirsi, essere inseriti in un
meccanismo del genere? E poi, perché? Per far divertire o compiacere gli
adulti? Come spesso accade si fa un uso ambiguo delle parole.
Leggendo gli
annunci pubblicitari di tali programmi o le interviste degli adulti interessati
(dai conduttori dei programmi ai genitori dei bambini) sembra quasi che tali
programmi siano nati per rispondere a un’esigenza dei bambini, per garantire
loro uno spazio di gioco e divertimento; per essere luoghi di gratificazione
personale. Non ho mai letto frasi tipo: facciamo un programma del genere perché
gli adulti lo guardano, perché va di moda. Poco ci importa se i bambini
penseranno di essere piccole star, se vivranno ansia da prestazione o manie di
protagonismo, se si sentiranno “speciali” non per come sono profondamente
(fragili, forti, competenti, ricchi, sensibili...) ma per come appaiono in quei
5 minuti di gloria, poco ci importa se li stiamo già trattando come adulti.
I
talent show per bambini sono fatti con i bambini ma non per i bambini. Credo
che rispettare un bambino significhi rispettare i suoi tempi di crescita, di gioco,
di apprendimento. E credo che come “sorprendenti” possano bastare le piccole
grandi scoperte quotidiane. In merito a baby comici, miss in miniatura ,
piccoli talenti, scusate se vi sembrerò obsoleta, ma non ci vedo niente di sorprendente, lo trovo
sorprendentemente fuori luogo. E intanto siamo già pronti a preparare un’altra
puntata, un altro programma..ad accendere le luci in sala..a riempire lo studio
televisivo con i piccoli protagonisti che tanto fanno ridere o piangere il
pubblico!
E in questo pullulare di bambini la realtà è che ci siamo persi i
bambini.
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