Sabato 23 gennaio alle 17.00... Lettura-gioco per i bambini!!!! Incontro
gratuito. Giochiamo con la fiaba "Samuel e Gaia nel paese della
fantasia" di Helga Dentale per avventurarci in regni magici e buffi..
dove sperimentare, raccontare, giocare con la voce, con il gesto, con i
colori e soprattutto con la fantasia!!!! Invitiamo i bambini -età
consigliata dai 3 ai 7 anni- e i genitori a partecipare a questo
incontro giocoso e creativo, presso la Libreria Risvolti.
Prenotazione
consigliata.
Per info: girasoliamoci@tiscali.it
www.teatroingioco.it
Vi aspetto per giocare insieme!!!!!!
Il Metodo Helga Dentale - Teatro in Gioco® è nato per diffondere il linguaggio teatrale come strumento pedagogico, per promuovere le potenzialità espressive e creative delle bambine e dei bambini. Teatro come ricerca, sperimentazione, globalità dei linguaggi, esperienza creativa, confronto costruttivo.
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lunedì 18 gennaio 2016
mercoledì 13 gennaio 2016
Il conflitto è sano e aiuta a crescere..
Anche azzuffarsi fa bene per crescere! Il conflitto fra bambini non deve
essere represso o soffocato. Il conflitto è sano se gestito
correttamente dall’adulto. L’adulto! Il problema spesso è proprio la sua
reazione inadeguata: l’imbarazzo di non saper che fare e allora meglio
far finta di niente; oppure innescare il senso di colpa con frasi
inutili e nocive : "siete dei bimbi cattivi se litigate"; o ancora la
punizione come soluzione. Da sempre credo che "educare" non corrisponda a
"punire", e quando un bambino non rispetta le regole del gioco nel
laboratorio teatrale preferisco confrontarmi serenamente con lui e poi,
eventualmente, scelgo di adottare una modalità di contenimento di un
comportamento "poco consono" (scelgo volutamente di non usare la parola
"sbagliato" per non etichettare tale comportamento in modo negativo)
rispetto al contesto e al momento, ma non scelgo certo un’azione
punitiva.
I bambini, giocando al teatro, mettono in campo tante
energie, sia fisiche che mentali: si esprimono, giocano, si relazionano,
pensano e dicono, si confrontano, provano ed esternano emozioni (lo
fanno sicuramente, seguendo la loro natura curiosa e vitale, anche in
tante altre attività quotidiane e scolastiche. Ma io parlo sempre in
base a ciò che studio, sperimento, osservo). In tanti giochi,
soprattutto i più dinamici, i bambini a volte si “azzuffano”, nel senso
vero della parola. Si spingono, si scontrano, cercano volutamente il
conflitto, anche fisico. Questo non è di per sé una tragedia! Questo non
va tradotto automaticamente con: questi bambini sono piccoli
teppisti!!! Sono bambini che vivono di emozioni e pulsioni, che cercano
modalità per esprimersi, affermare il proprio pensiero ,manifestare un
malessere, reagire ad un evento. A noi adulti il compito di sapere come
affrontare la questione, in modo consapevole, con serenità e senza
drammi. I bambini, anche attraverso i normali litigi con i compagni,
imparano a relazionarsi, a negoziare, a socializzare.
Lo vediamo in modo
più palese nella scuola primaria, quando il litigio non ha solo le
sembianze del “capriccio” tipico dei bambini più piccoli (che poi spesso
capriccio non è ma è la manifestazione di un disagio), e viene
verbalizzato ed articolato in modo più complesso. "Tu non mi hai
permesso di dire la mia idea su questo personaggio. Ti credi di sapere
sempre tutto tu, ma anche io ho molte cose da dire. E poi vediamo se
sono belle oppure no." diceva molto infervorato Roberto, 8 anni, ad un
suo compagno, nella fase di creazione di un'improvvisazione su testo.
In questo caso al litigio va dato ulteriore spazio: spazio utile al
confronto costruttivo e al chiarimento. Anche la gestione del conflitto è
alfabetizzazione emotiva. Lavoro da oltre 16 anni con i bambini e un
po’ grazie allo studio, un po’ intuitivamente, un po’ per l’esperienza
sul campo, a tutte queste considerazioni ero già giunta da tempo con
grande convinzione. Ma trovare una “pedagogia” del litigio è stato
ovviamente illuminante per me e spunto di grandi riflessioni. C'è
sempre da imparare dai grandi professionisti. Conosco i libri di Daniele
Novara da tempo.. il suo “L’ascolto si impara” l’ho letto per la prima
volta nel 2000 circa, quando iniziavano le mie ricerche per Teatro in
Gioco®. Poi a Rimini, alla formazione che ho seguito a novembre c’era
anche lui che ci parlava proprio dell’importanza del litigio e di come
gestirlo. E’ importante non censurare il litigio come se fosse
“qualcosa di marcio”, da bambini cattivi. Si tratta sempre di saper
gestire le emozioni, mai di cancellarle.
Daniele Novara, nel libro "L'Ascolto si impara" scrive: “..sviluppiamo una
pedagogia della creatività, del fare esperienza, del saper stare nei
conflitti, del viverli come un passaggio fisiologico dell’addestramento
alla vita. Finché c’è conflitto c’è anche comunicazione e relazione.”
E allora… invece di demonizzarlo ..
educhiamo i bambini a stare nel conflitto in modo sano e costruttivo.
www.teatroingioco.it
lunedì 11 gennaio 2016
Fare teatro con i bambini.. costruire e restituire il senso del percorso
Non si tratta di “replicare” il teatro con i bambini, ma di costruirlo!
Costruire.. non perdiamo mai di vista il significato di questa parola!
Un percorso teatrale da svolgere con i bambini è tutto da costruire...
non da ripetere a memoria, non da portare in modo asettico in classe
come fosse qualcosa da "appiccicare" addosso ai bambini (o a se stessi,
mi riferisco agli adulti, conduttori del percorso). Non si fa teatro
perché si improvvisano un po’ di “giochetti” e di scenette
con i bambini. Non si fa teatro perché si scarica un copione da
internet. Non si fa teatro con i bambini perché a fine anno la sala è
gremita di spettatori!
Come ricercatrice in questo campo rivendico la
necessità di “costruire” il nostro fare teatro con i bambini! In primo
luogo va costruito il senso stesso del fare teatro: le valenze
pedagogiche del nostro percorso. Parallelamente si costruisce l'identità
del laboratorio, attraverso la struttura portante che, dandoci solide
basi, ci permetterà al contempo di avere anche le ali: la leggerezza
necessaria per far respirare il nostro lavoro con i bambini, la
flessibilità indispensabile che ci permetterà di vivere il qui e ora,
accogliendo l'imprevisto, trasformando in corsa un'idea, dando spazio ad
una proposta inaspettata. Sarebbe un grande limite mantenersi rigidi e
inamovibili in una "scaletta di attività" preconfezionate! Non riuscire
ad accogliere il “cambiamento” significa limitare ed inibire la libertà
espressiva. Costruire la struttura di un incontro (e di un percorso) non
significa fare la scaletta dei giochi!
E' fondamentale lavorare su una
coerenza progettuale, su ricerche pedagogiche chiare, ma questo non
significa "replicare schemi". Significa aver capito ed elaborato in modo
più globale e decisamente più profondo, attraverso lo studio e poi la
pratica, il senso di ogni proposta progettuale che rivolgiamo ai
bambini. Significa creare e fornire strumenti operativi per permettere
ai bambini di transitare da un linguaggio all'altro - narrazione, danza,
attività grafica,drammatizzazione - da un codice all'altro, da
un'intelligenza all'altra come ci suggerirebbe Gardner. Questo cerco di
fare con il MetodoTeatro in Gioco®.
Queste ricerche e riflessioni hanno
dato vita al libro "Lo Spazio Teatro Gioco" che, non a caso, è il nome
che identifica anche i laboratori che svolgo con i bambini, e il
seminario formativo per adulti. Spazio Teatro Gioco: costruire un
linguaggio teatrale strutturato a misura di bambino, attraverso
l'elaborazione di un percorso pedagogico ed espressivo incentrato su
tematiche di lavoro ed obiettivi ben definiti, con una struttura
portante solida, valorizzando la flessibilità come risorsa
indispensabile per insegnare e apprendere. In questo modo anche lo
schema ha il suo senso - strutturale e didattico - aiuta e funziona...
senza toglierci il qui e ora, la bellezza del cambiamento, lo stupore
dell'imprevisto.
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domenica 10 gennaio 2016
Valorizziamo un teatro dei sensi
"Il senso più importante del nostro corpo è il tatto.. ci dà coscienza
della profondità o dello spessore e della forma; tastiamo, amiamo e
odiamo, ci irritiamo e ci commoviamo grazie ai corpuscoli tattili della
nostra pelle" (J. Lionel Taylor) Prova a toccare... cosa senti? Quanto
entro con i bambini nel mondo del topolino Gelsomino - la mia fiaba che
diventa attività sensoriale- si apre uno spazio fatto di sensazioni, di
immagini da ricostruire attraverso il tatto..non sono gli
occhi a vedere ma le mani, i piedi, la pelle..
La pelle sente e
risponde, parla, esprime e comunica. Questo significa poter accantonare
in questo tipo di esperienza i condizionamenti visivi -che spesso
influenzano in modo dominante la capacità di percepire altro, più
profondamente- permettendo al bambino di "vedere" utilizzando un altro
senso e un altra modalità comunicativa. Significa fornire strumenti al
bambino per conoscere e sperimentare affidandosi alla memoria dei sensi
che è fatta di attimi fugaci o di tempi lenti e dilatati..da assaporare
piano piano..perché la pelle registra le sensazioni e restituisce una
costruzione di significato con i "suoi tempi".
A volte un bambino tocca
un materiale ed immediatamente ci comunica un'idea. A volte il bambino
si sofferma a lungo ad "ascoltare" nuove sensazioni che la pelle
sperimenta. La sensazione con i bambini si traduce spesso in emozione: è
morbido e mi fa stare bene! E' caldo...quando mi piace! Oppure genera
una narrazione spontanea: è morbido, è un gattino che dorme, si chiama
Flo. Credo che l'esperienza tattile vada recuperata e valorizzata ancora
di più nei percorsi espressivi e didattici. Nei laboratori teatrali da
svolgere con i bambini le attività sensoriali devono secondo me avere un
ruolo fondamentale! Anche questo va recuperato, didatticamente e
culturalmente: un teatro dei sensi.
Didatticamente e culturalmente, ossia: accogliere una pedagogia dei sensi, valorizzare il tatto nell'esperienza educativa, combattere lo stereotipo del "vietato toccare", studiare e riprendere le ricerche del tattilismo, di Bruno Munari, dell'educazione plurisensoriale.
Didatticamente e culturalmente, ossia: accogliere una pedagogia dei sensi, valorizzare il tatto nell'esperienza educativa, combattere lo stereotipo del "vietato toccare", studiare e riprendere le ricerche del tattilismo, di Bruno Munari, dell'educazione plurisensoriale.
Toccare per scoprire, per
nominare e riconoscere sensazioni ed emozioni, per immaginare, costruire
e drammatizzare storie... storie che pungono come ricci, che scivolano
come acqua, appiccicano come colla.. storie che ci restituiscono le idee
e le emozioni dei bambini. Storie che nutrono il pensiero e la
fantasia.
Io sono per un teatro dei sensi.
Io sono per un teatro dei sensi.
Alcuni suggerimenti:
Fiaba e percorso sensoriale da sviluppare con i bambini: "Gelsomino e la paura del buio" di Helga Dentale, nel libro "Ancora racconto" ed. youcanprint
Sull'importanza del tatto per lo sviluppo del bambino: molto interessanti le ricerche di Ashley Montagu, fra i suoi libri più conosciuti: "Il linguaggio della pelle", Verdechiaro edizioni.
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