Pensavo in questi giorni al primo maggio, festa del lavoro. Pensavo al mio lavoro, che amo così tanto e, parlando con Fabio, guardandomi intorno, pensavo che oggi il lavoro sembra sempre di più essere un privilegio; un lusso per pochi. Insegnando teatro agli adulti entro in contatto con tante persone diverse, giovani e non giovanissimi che spesso raccontano se stessi attraverso il proprio lavoro: la propria passione, i sogni, i sacrifici, gli studi fatti, il proprio talento che si mette al servizio di un progetto. Il lavoro è indispensabile per gli uomini e le donne. E' attraverso il lavoro che l'individuo si afferma, si realizza, rende possibile la propria autonomia economica, a volte realizza il suo progetto di vita. Lavoro come risorsa indispensabile per vivere, lavoro che a volte è anche una grande passione. In ogni caso il lavoro è un diritto. La dignità e la tutela del lavoratore sono diritti: non dovrebbero essere elemosinati, calpestati, assenti. Il lavoro non dovrebbe essere una chimera. Una vana speranza. Non dovrebbe essere causa di pericolo o di morte. Non dovrebbe essere legato a favoritismi, a raccomandazioni o a giochi di potere. Non dovrebbe essere strumento di pressione psicologica o ricatto.
Io mi ritengo fortunata. Faccio il lavoro che ho scelto, per cui ho studiato, in cui ho creduto, con impegno, passione, costanza. Recito, insegno teatro, scrivo di pedagogia teatrale. Rinnovo la mia passione e il mio impegno ogni giorno. Non sempre è facile ma il mio lavoro-progetto mi appassiona, mi gratifica, mi entusiasma e mi dà tanta energia. Penso che tutti abbiano il diritto di sentirsi realizzati attraverso il lavoro; perchè una società che non garantisce questo neanche lontanamente è una società fallimentare che alimenta malessere, frustrazione e contribuisce ad annullare le aspirazioni e i sogni delle persone.
Parlo di aspirazioni e sogni perchè, seppur apparentemente astratti, sono le motivazioni interne che spingono ognuno di noi ad andare avanti, a credere nella vita come progetto, a trovare il nostro equilibrio. Come può sentirsi un laureato che,dopo tanti sacrifici, non riesce a trovare un lavoro? Come può sentirsi un uomo o una donna che improvvisamente si trovano in cassa integrazione o in mezzo a una strada? Come si sente un lavoratore sfruttato, sottopagato, umiliato nella sua dignità personale? Che fine fanno i sogni e le aspirazioni di queste persone? Alcune mie allieve di teatro sono ricercatrici e mi raccontano di un futuro lavorativo incerto e sempre in bilico. Chiederò loro se anche i sogni possono continuare a vivere in bilico. E, come direbbe Fabio, non ci resta che scrivere. Scrivere, parlare, pensare..
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