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domenica 29 maggio 2016

Seminario Spazio Fiaba Teatro Gioco.

Seminario Spazio Fiaba Teatro Gioco.. linguaggio teatrale da utilizzare con i bambini del nido e della scuola dell'infanzia. Giornata intensa, ricca. Iniziamo dalle parole, iniziamo a riconoscerne il valore, il significato. Spazio = creare lo spazio dell'ascolto attivo, della cura (prendersi cura), della relazione. Fiaba = nel nostro percorso progettuale Teatro in Gioco®, con i piccoli del nido e della scuola dell'infanzia, tutto nasce dalla fiaba e dalla narrazione: la fiaba interattiva è il primo importante strumento che ho ideato e codificato per creare una narrazione teatrale, per rendere il bambino protagonista del processo espressivo e creativo. Teatro = spazio del faccio finta che, della sperimentazione e non dell'esibizione. Il fulcro di Teatro in Gioco®: strutturare strumenti operativi e teatrali a misura di bambino. Gioco = ogni esperienza teatrale che esploriamo è e deve essere un gioco; valorizziamo la pedagogia del gioco. Siamo partiti da qui questa mattina e abbiamo continuato su questa strada..esplorando e sperimentando strumenti, percorsi, attività del Metodo Teatro in Gioco®. Parlando di teatro e di pedagogia. E' stata una bellissima giornata. Grazie alle partecipanti per l'entusiasmo dimostrato nei miei confronti e grazie alla Libreria Risvolti che oggi è stata la sede del seminario!
Eravamo proprio in tanti oggi in libreria, mi dispiace per tutte le persone che sono rimaste fuori dal seminario perchè i posti erano terminati..ma lo rifaremo presto, prestissimo!
www.teatroingioco.it

sabato 21 maggio 2016

Educare .. indottrinare ...

Conoscete il termine "pedagogia nera"? Io l'ho scoperto seguendo gli studi e gli scritti di Alice Miller e poi, trovando questo libro che si chiama "Pedagogia nera. Fonti storiche dell'educazione civile", di K. Rutschky. Sembra lontano anni luce da noi, dal nostro secolo apparentemente "illuminato" quando parliamo di pedagogia e di bambini..dove si studia ogni minimo aspetto legato alla libertà espressiva del bambino, al suo benessere psico-fisico, al suo mondo interiore... Eppure..la pedagogia nera non è così estranea ai giorni nostri, si insinua in un certo modo di "inculcare" travestito da educare, mascherato da scelte giuste e sensate: "Lo faccio per il bambino. Deve capire, deve imparare..." Certo, "pedagogia nera" è un concetto forte, estremo, riguarda essenzialmente "violenze fisiche e psicologiche", ma in molti casi (in famiglia e a scuola) si segue questa sottile e torbida scia di abuso di potere, che mette l'adulto in una posizione dominante carica di negatività che il bambino può solo subire. Mi torna in mente il rito, al quale ho assistito un paio d'anni fa, delle "bocche cucite": l'insegnante che, urlando, ha simulato insieme ai bambini di 3-5 anni di cucire le bocche con ago e filo, "bucando" il labbro.. un'immagine di una violenza estrema. Non è forse pedagogia nera questa? O mandare un bambino a letto senza cena, o chiuderlo in camera come castigo... 
Sono azioni educative che mirano a cosa se non ad ottenere un clima di terrore e un' obbedienza forzata? C'è tanto da riflettere... questo libro mi sta aiutanto a farlo, in merito ad un tema così complesso e delicato. Non è un caso che abbia messo come sfondo, nella foto, un libro che ho trovato casualmente in un mercatino dell' usato: è un libro per bambini, del 1960, una specie di piccolo manuale di pedagogia, con suggerimenti e consigli pratici. E' innocuo, non c'è niente di violento ma i concetti espressi lasciano uno spazio aperto a considerazioni profonde: nel 1960 al bambino (maschio) viene detto di decidere i giochi da scegliere, lui si può trasformare in quello che vuole, è il "mago", e può aggiustare insieme al papà le cose meccaniche, alla bambina (femmina) viene spiegato come si usa l'aspiravolvere, il sapone per il bucato o come si apparecchia la tavola.. Maschietti e femminucce hanno ovviamente ruoli diversi!!!!! Ad entrambi viene detto di essere educati, imparare le buone maniere, fare le cose con volontà. E' un libro di altri tempi.. ma certi stereotipi, certi modi di considerare i bambini sono ancora forti e presenti.. E forse tutto, con modalità diverse, fa parte di un unico grande tema legato alla pedagogia nera, che andrebbe indagato con maggiore impegno e serietà, per liberare i bambini da ogni tipo di violenza e di ignoranza.

www.teatroingioco.it

martedì 17 maggio 2016

Teatro in Gioco® si diffonde sempre di più ...

La soddisfazione di trovare "Teatro in Gioco Metodo Helga Dentale" sulla porta d'ingresso della Scuola dell'infanzia di Trecate, Novara. 
La soddisfazione perché non si tratta solo di una "scritta" ma di un "pensiero". Il Metodo Teatro in Gioco® si diffonde sempre di più.. e questo significa condividere e promuovere principi educativi basati su una pedagogia attiva e non direttiva, significa valorizzare la libertà espressiva, la creatività, la conquista dell'autonomia.. significa educare alla bellezza, scegliendo strumenti operativi e percorsi espressivi incentrati sulla narrazione, sul linguaggio teatrale, sulla scoperta del sé corporeo, sull'arte e sul linguaggio grafico-pittorico.. Significa ascoltare, gratificare, valorizzare ogni bambino, nella sua unicità.
www.teatroingioco.it

venerdì 13 maggio 2016

Al nido..in punta di piedi.. condividiamo una fiaba



L’operatrice teatrale Alessandra mi invia questa foto dell’invito che le educatrici hanno mandato alle mamme dei bambini. Essere citata mi gratifica e mi emoziona, ovviamente. Ma ancor più mi colpisce la bellezza del messaggio: le mamme vengono invitate ad ascoltare una fiaba! Le educatrici hanno colto in pieno il senso del nostro percorso. La condivisione finale è una fiaba da ascoltare insieme nel cerchio delle storie, per lasciarsi cullare dalla magia di un momento speciale. Essendo un laboratorio Teatro in Gioco® (e in più al nido!) ovviamente non c’è recita, non ci sono bimbi truccati o mascherati, scenette e roba del genere.. C’è la semplicità di una fiaba da condividere come un ricco tesoro. Ho trovato questo messaggio molto significativo! Con Alessandra ci siamo dette: “ Abbiamo lavorato bene, il significato del percorso è stato accolto pienamente.” Un lavoro d’equipe fluido e centrato. Alessandra che ha condotto il laboratorio con grande professionalità e cura, il continuo feedback fra me e lei, la collaborazione delle educatrici. E poi mi sono messa a riflettere sul senso stesso di “lavorare bene”, e mi sono venute in mente alcune riflessioni.
Si lavora bene quando si è coerenti e non si scende a compromessi. Quando ti lasci guidare dalla passione e pretendi di essere competente, con la consapevolezza che avrai sempre molto da imparare. E questo ti spinge ad essere curioso.  E ogni volta che un nuovo sapere ti attraversa, nuove energie ti rinnovano. Studio, rispetto, etica professionale, cura, passione, flessibilità. Tutto questo è fondamentale per definirci “educatori”. Educare alla bellezza è un privilegio, ma anche un compito delicato che non può essere banalizzato.