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mercoledì 27 agosto 2014

Fare teatro con i bambini.. intervista per una tesi di laurea

Pubblico sul mio blog, d'accordo con Carlotta, parte del nostro dialogo-intervista relativo al fare teatro con i bambini, alla valenza del linguaggio teatrale come strumento pedagogico, al Metodo Teatro in Gioco.
Spero possa essere un'interessante lettura anche per educatori, insegnanti, operatori che utilizzano il linguaggio teatrale a scuola.
Tutto è iniziato così, con questa mail che Carlotta mi ha inviato:

02/07/2014 
Gentile Signora Dentale,
sono una studentessa dell'Università Ca' Foscari di Venezia e sto per completare il mio percorso di studi con una tesi incentrata sull'educazione teatrale e i metodi che meglio possono agevolare il bambino nella ricezione dell'evento teatrale/laboratoriale; mi sto particolarmente concentrando sul gioco e sulla fiaba come mezzi di comunicazione per poi arrivare alla rappresentazione teatrale della fiaba.

Nelle mie ricerche ho scoperto il suo blog e lo trovo veramente illuminante: rispecchia appieno l'idea di teatro/gioco/racconto che vorrei esplorare nel mio percorso.

A tal proposito, per avere una più ampia e chiara comprensione dell'argomento, le sarei infinitamente grata se potesse darmi qualche indicazione sul suo metodo, su come nasce e si approccia ad un progetto che deve essere fruito da un pubblico infantile.
Sperando di ricevere una sua risposta porgo cordiali saluti.
Carlotta

Ho accolto la proposta di Carlotta con piacere; mi è capitato diverse volte di essere contattata da studentesse che preparavano la tesi con un argomento attinente alla pedagogia teatrale o al gioco del teatro. Questa volta ho però proposto a Carlotta di pubblicare parte di questa "intervista" sul blog teatroingioco così da mantenerne traccia e renderla un documento consultabile.
Di seguito le domande di Carlotta e le mie risposte.
Buona lettura!

Helga, come si è avvicinata al mondo del teatro per l’infanzia?
E’ stato un incontro speciale quello fra me e i bambini [...] Facevo già l’attrice di compagnia ed ero molto attratta dall’idea di portare il teatro a scuola, come strumento di crescita e sperimentazione giocosa. L’insegnamento è stato sempre una mia grande passione, così come il teatro. Da bambina, alla classica domanda “che cosa vuoi fare da grande” rispondevo: l’insegnante oppure l’attrice. Credo di aver realizzato i miei sogni nel cassetto! Mi sono avvicinata al mondo del teatro per l’infanzia nel 99. Avevo tante idee, passione, una formazione teatrale ma troppe lacune nel campo pedagogico. Mi sono scontrata subito con i miei limiti e con un’idea di fare teatro con i bambini, piuttosto radicata nelle scuole, che proprio non mi piaceva. E così è iniziata la mia avventura: teatro e bambini, teatro e scuola, teatro come strumento di relazione gioco e apprendimento, il metodo teatro in gioco.

Quanto crede sia importante educare i bambini alla teatralità?
Credo sia importante, addirittura essenziale, educare i bambini alla bellezza, allo stupore, alla creatività, alla libertà espressiva. Il teatro nella mia pedagogia è sempre uno strumento, un linguaggio da esplorare e sperimentare, mai un fine, un traguardo da raggiungere. È molto importante considerare la ricchezza e la globalità del teatro, contenitore di segni e forme espressive. È questo aspetto che mi interessa indagare con i bambini nei laboratori Teatro in Gioco.

Mi può parlare del suo metodo Teatro in Gioco?
Teatro in Gioco è nato in primo luogo dalla mia esigenza personale di far chiarezza e di strutturare un vocabolario teatrale a misura di bambino. Dobbiamo tornare per un istante al 1999-2000 e alle mie prime esperienze a scuola con i bambini. Ingenuamente credevo che il mio bagaglio formativo bastasse a far entrare la magia del teatro a scuola e invece mancava proprio la magia! […] semplicemente non avevo gli strumenti operativi e didattici per farlo. Ho subito capito che la figura dell’operatore teatrale non si improvvisa ma si costruisce, arricchisce, si struttura attraverso lo studio, la formazione e l’esperienza. E così, cominciando da una montagna di libri di pedagogia e psicologia dello sviluppo, ho iniziato a chiarirmi le idee e a scegliere, a cercare ispirazione, a studiare, a confrontarmi con metodi e pensieri, dalla Montessori a Loris Malaguzzi, da Rodari a Munari, da Bruner a Gardner, dagli studi sulla danza educativa alle arti visive,  ho cercato terreno fertile dove costruire il mio percorso. Hanno trovato nuovi significati le teorie di Stanislavskij e del teatro dell’oppresso, la pedagogia di Lecoq e le ricerche di Grotowski.. tutto poteva essere rivisto e modellato sulle esigenze dei bambini, sui loro tempi di apprendimento, sulle loro potenzialità cognitive. Sono nati nuovi percorsi, ho ideato e costruito attività, giochi teatrali ed espressivi strutturati a misura di bambino ed è iniziata la storia del metodo Teatro in Gioco. [...] Tutto ciò avveniva negli anni 2001-2003..da allora è stato un viaggio in continuo divenire; sperimentazione e contaminazione dei linguaggi sono state le parole-chiave dell’intera ricerca. Sempre di più è emersa chiaramente l’importanza del teatro come strumento pedagogico, in opposizione al teatro-vetrina per formare piccoli attori.

Lei parla, nel suo blog, di “gioco del teatro”. Cosa intende?
Il teatro è un grande gioco da vivere con i bambini, come ogni gioco ha le sue regole, i suoi tempi, ci sono ruoli da rispettare. E come ogni gioco che si rispetti è appassionante, divertente, coinvolgente. Il bambino può accostarsi ad un percorso teatrale e coglierne pienamente significato, senso, ricchezza solo attraverso un approccio ludico e dinamico. Deve poter fare per capire, deve appassionarsi per fare; deve poter sbagliare senza sentirsi giudicato e deve poter riprovare. Esattamente ciò che avviene quando si gioca.

Secondo la sua esperienza, quanto il bambino prende sul serio il gioco? Quanto è importante per lui?
Conosciamo ormai tutti la valenza educativa del gioco: giocare è lo strumento privilegiato per conoscere, apprendere, costruire la propria identità.[...]  Che senso avrebbe impostare un laboratorio teatrale per bambini come uno spazio rigido e noioso, poco flessibile, affatto magico? Significherebbe negare la natura stessa del teatro che nasce dal desiderio profondo dell’uomo di esprimersi, di comunicare, relazionarsi con creatività e fantasia. Significherebbe mettere al centro le aspettative dell’adulto piuttosto che le necessità del bambino.

Quanto condividono, secondo lei, teatro e narrazione, fiaba e testo teatrale?
Dov’è che uno finisce e inizia l’altro? Fare teatro è narrare, raccontare, drammatizzare ed interpretare storie. La narrazione è un’arte antica che si perde nella notte dei tempi: il saggio, il narratore aveva il compito di raccontare storie a tutto il villaggio. [...]  Narrazione, teatro, fiaba e testo si fondono in un continuum espressivo. Nella mia idea di teatro come globalità mi riesce sempre più difficile separare ed etichettare. Credo che non esistano confini netti in queste forme creative, una forma si nutre dell’altra, arricchendosi.

Avvicinare e far conoscere ai più piccoli l’universo della fiaba può aiutarli ad accedere a quello teatrale?
Tutti i bambini andrebbero educati all’ascolto attivo, a partire dal nido, attraverso il racconto delle fiabe.[...]  Il bambino abituato ad ascoltare fiabe sarà sicuramente più curioso e attratto dal linguaggio teatrale. Così come sarà potenzialmente più attratto dai libri e dalla lettura. L’importante è che si scelgano fiabe adeguate all’età e che il teatro proposto ai bambini, dai piccolissimi fino alla scuola primaria, sia davvero pensato e creato per loro. C’è ancora chi si ostina a portare i bambini a vedere spettacoli troppo complicati, lunghi, seri… così sarà molto difficile creare il piacere per il teatro. Perché il teatro deve essere un piacere, un arricchimento e non una forzatura o una semplice abitudine. Anche qui è importante non dimenticarsi del gioco e dell’apprendimento giocoso.

Cosa intende per fiabe interattive? C’entra la drammatizzazione della stessa?
Le fiabe interattive sono particolari fiabe che, per come vengono ideate e costruite, permettono al bambino di diventare protagonista attivo della narrazione. Sono molto interessanti ed utili con i bambini più piccoli, del nido e della scuola dell’infanzia, perché in modo semplice e diretto creano una dimensione teatrale fatta di narrazione e gioco simbolico. La prima fiaba interattiva che ho ideato è stata “ Caterina e Giacomone” ovvero la storia di una mano e di un piede, per giocare con la tonalità della nostra voce (alta e bassa) e con il corpo. Ho avvertito subito, dal coinvolgimento e dal divertimento dei bambini alle prese con i due buffi personaggi mano e piede, l’efficacia di questo strumento operativo. Era il 2003, da allora ho ideato e raccontato tantissime fiabe interattive a centinaia di bambini, ognuna con dei precisi obiettivi didattici [...] Questa tipologia di fiaba è stata una scoperta così entusiasmante che è diventata uno degli strumenti operativi basilari del Metodo e molte fiabe sono state pubblicate nei miei libri “Io racconto..tu ascolti..insieme giochiamo!” e “Ancora racconto..” Dal 2012 il Dipartimento dei Servizi Educativi di Roma Capitale mi ha affidato su questo tema un corso di formazione per educatrici ed insegnanti che ho nominato: Fiaba interattiva: narrazione, gioco, teatro. E’  una tematica che mi appassiona molto perché mi permette di creare percorsi espressivi aperti alla contaminazione [...] La fiaba interattiva è uno strumento pedagogico e creativo in cui credo fortemente.

La pratica teatrale così intesa quanto può aiutare lo sviluppo della creatività dei piccoli?
Fare teatro con l’obiettivo di lasciare libertà espressiva al bambino è una palestra per sviluppare creatività e fantasia. Oggi il rischio che si corre è proprio quello di soffocare lo stupore, di saturare il bambino con stimoli eccessivi e superflui. I bambini vengono letteralmente bombardati da immagini, informazioni, input..si crede di far bene, si tende a “fare di più per far crescere meglio” i bambini. Ma non è così. Non necessariamente “tanto” equivale a “meglio”. Un laboratorio teatrale, condotto in modo giocoso e informale, incentrato sulla ricchezza del percorso e non sul prodotto finale, permette al bambino di cercare e trovare soluzioni e forme creative per esprimersi. [...] E la creatività, non dimentichiamolo, è una risorsa fondamentale per ogni individuo. Una persona creativa saprà affrontare le sfide della vita con maggiore flessibilità trovando, inventando, adattando strumenti e soluzioni. Un bambino creativo sarà un adulto più autonomo e sereno.

Un’ultima domanda: quanto si diverte a “vivere” i mondi di queste piccole creature? Quanto ha imparato da loro?
 Amo il mio lavoro, lo trovo meravigliosamente faticoso, e mi diverto. Il segreto, per me, è mettermi in gioco insieme a loro, lasciarmi trasportare dalla narrazione, dalla magia della storia che stiamo raccontando..permettermi di giocare pur consapevole del mio ruolo educativo. Insegnare e condurre non significa essere seriosi, rigidi, anzi! [...] Devo dire che nei miei percorsi con i bambini mi diverto davvero molto e che ogni giorno è una grande scoperta, soprattutto per me. Da alcuni anni ho iniziato a portare Teatro in Gioco anche nel nido e così mi confronto quotidianamente con bambini dai 2 ai 10 anni . E’ una palestra di vita! Ogni giorno imparo qualcosa da loro.[...] … forse ciò che più ho imparato lavorando con i bambini è l’importanza di mantenermi in contatto con lo stupore. Credo sia il segreto per fare questo lavoro con passione e determinazione, per cercare sempre stimoli nuovi, per progettare e costruire.. forse è il segreto per non diventare adulti troppo seri, stanchi e annoiati e per mantenere invece uno sguardo che brilla e che si muove curioso. Come quello dei bambini.


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