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venerdì 27 febbraio 2015

IL LINGUAGGIO TEATRALE E' FUNZIONALE NELLA DIDATTICA QUOTIDIANA

Fare teatro, se si accoglie il teatro come strumento operativo ed educativo al di là dell'aspetto performativo, diventa uno spazio ricco di stimoli, elementi, proposte progettuali che vanno ben oltre "l'ora di teatro". E' stato tema centrale di uno degli ultimi incontri formativi che ho tenuto con le educatrici e le insegnanti di Roma Capitale.
 Aprire lo sguardo, cercare molteplici punti di vista, accogliere la ricchezza espressiva del linguaggio teatrale per poter declinare proposte e giochi teatrali nell'attività didattica. Perchè un conto è l'operatore teatrale che, da esperto e competente della materia (o almeno dovrebbe esserlo se lavora con criterio e con associazioni serie che si preoccupano di fornirgli sempre tutti gli strumenti adeguati) porta a scuola il laboratorio teatrale, un conto è l'insegnante di classe o l'educatrice che decidono di organizzare e strutturare un percorso teatrale con i bambini. I macro obiettivi, a mio avviso, sono sensibilmente diversi, pur partendo da principi e contenuti comuni. 

L'operatore teatrale deve portare nel suo laboratorio anche capacità tecniche e, attraverso il gioco del teatro, stimolare i bambini ad esprimersi liberamente e creativamente in uno spazio temporale abbastanza limitato. Il suo percorso è prestabilito in partenza e negli incontri decisi -10,15,20- ha l'obiettivo di realizzare insieme ai bambini un laboratorio espressivo e teatrale, consapevole di tutte le valenze pedagogiche dell'esperienza in corso. 
L'insegnante di classe è sicuramente meno esperto tecnicamente ma può utilizzare il linguaggio teatrale per costruire con i bambini dei momenti e degli spazi preziosi per giocare, esplorare, sperimentare. E quel linguaggio teatrale esperito insieme può diventare funzionale a ben altro.
 Oltre a creare il laboratorio teatrale da svolgere a scuola, tutte le attività contribuiscono a creare un nuovo vocabolario espressivo e simbolico da utilizzare quotidianamente. I rituali possono diventare attività strategiche per creare dei momenti di ascolto condiviso, per parlare con i bambini di argomenti importanti, per introdurre un nuovo tema da esplorare. Un personaggio costante può accompagnare momenti particolari di una giornata, può arrivare in classe per consolare, rassicurare, gratificare. La passeggiata mimica può diventare la modalità giocosa, ma strutturata, per spostarsi da un luogo all'altro della scuola...e così, invece di creare una fila spesso caotica e dispersiva anche un semplice spostamento diventa un gioco magico da mettere in atto..magari ce ne andiamo dalla classe alla mensa immaginando di camminare in un bosco incantato. Un gioco incentrato sul potere trasformativo del teatro può essere utilizzato in un momento di caos per recuperare, attraverso lo stupore e il magico sè, l'attenzione dei bambini. E così, in un momento di agitazione generale basterà trovare un "cappello magico" in grado di trasformarci, per incuriosire i bambini ed incanalare l'energia in modo diverso. E potrei continuare all'infinito. 

Ecco il potere del teatro! Essere strumento, linguaggio, modalità operativa per creare in classe un'atmosfera positiva e propositiva. Con le insegnanti che sto seguendo nel corso di formazione per Roma Capitale stiamo costruendo tutto questo..e negli ultimi incontri la restituzione è stata totale! 
Mi gratifica molto lavorare con insegnanti motivate e appassionate, mi gratificano tutte le parole che mi dicono per esprimermi il loro piacere rispetto a questa formazione. Ieri un'insegnante mi ha detto una frase che mi ha colpito profondamente: "grazie di cuore per quello che ci sta insegnando. Ci sta dando in ogni incontro una ricchezza infinita che ci portiamo a casa e che, il giorno dopo entra a scuola con noi. Una ricchezza che noi possiamo subito trasferire ai bambini"  La ricchezza del linguaggio teatrale che nulla pretende dal bambino, che non gli chiede di esibirsi come se fosse un piccolo attore da mettere in vetrina. La ricchezza di un linguaggio espressivo e creativo che mette sempre al centro di ogni proposta didattica l'interesse del bambino.
www.teatroingioco.it

mercoledì 25 febbraio 2015

IL TEATRO COCCOLA, CURA E RASSICURA

Rimaniamo nel cerchio magico delle storie, per prendere il tappeto volante. "Io sono rimanuta nel cerchio, guarda!" e, dopo il tappeto ce ne andiamo tutti in "passeggiata mimica" ad esplorare uno strano regno..c'è un ippopotamo volante che ogni tanto arriva alla velocità della luce e noi ci mettiamo subito giù per ripararci..e quanto ci fa ridere questo momento! E poi c'è un pezzetto di strada magica in cui riusciamo a camminare solo al rallentatore..il corpo si muove molto lentamente..e poi bisogna scappare dal granchietto Zac Zac e allora iniziamo a correre! Si torna nel cerchio e.. l'avventura continua! Tante classi oggi, da questa mattina al pomeriggio, e tanti bambini che hanno giocato con noi.. risate, stupore, qualche lacrima perchè per sbaglio un amichetto ci ha pestato un piede..e allora eccoci anche a consolare..e le lacrime si sono fermate. "Questo viaggio oggi è stato stratosferico!" "Come il pollo che abbiamo mangiato!" "E' proprio bello il cerchio delle storie!"
Tutti i bambini sono felici di vivere questa atmosfera fantastica. E tanti bambini hanno bisogni speciali e tu sei lì, e vorresti fare sempre la cosa giusta.. e ci provi, segui il tuo intuito, il buon senso e.. quando ottieni un sorriso da un bambino che non sorrideva pensi di aver fatto bene, di aver seguito la strada giusta..quando una bambina che non parla quasi mai "trasforma" la sua voce e dice un bel "ciao" con un vocione basso pensi che la magia del teatro vince quasi sempre.
Il potere del teatro, il teatro che cura. Cura le insicurezze, si prende cura delle differenze e le considera una ricchezza, cura le lacrime e la tristezza..
perchè il teatro, come lo intendo io, il "gioco del teatro" è proprio per tutti i bambini, con le sue regole da rispettare il suo caos creativo per sperimentare il suo potere magico per immaginare e la sua bellezza per educare alla bellezza. Ci troviamo spesso insieme a tanti bambini, le classi si susseguono e in un giorno puoi lavorare e giocare anche con 150 bambini. Non è sempre facile capire al volo i bisogni speciali, i caratteri, le timidezze, le fragilità..soprattutto quando inizi un nuovo percorso e vedi i bambini per la prima volta. E ci proviamo, con attenzione e rispetto. Le insegnanti di classe in questo possono essere alleate preziose, possono darci informazioni importanti che ci permettono di fare ancora meglio il nostro lavoro. Il laboratorio teatrale può essere uno spazio di osservazione privilegiato anche per loro, un arricchimento, uno strumento. Io credo in questo tipo di collaborazione, possibile e auspicabile. O almeno così dovrebbe essere. 
Per stare, tutti insieme, sempre dalla parte dei bambini.

lunedì 23 febbraio 2015

LIBERTA' e CONTENIMENTO: trovare sempre il giusto equilibrio

..nel gioco del teatro, ma soprattutto, nel gioco della vita. Ed è la cosa più difficile, trovare quella giusta misura che non soffochi mai l'individualità del bambino, la sua energia creativa e, nello stesso tempo, educare anche al rispetto, alla regola. Perchè essere liberi di dire, creare, manifestare idee e pensieri non significa fare "quello mi pare". Il gioco del teatro è una buona palestra per questo: lascia ad ognuno libertà espressiva nel rispetto di regole comuni. 
Oggi torno a casa, dopo diversi incontri a scuola con i bambini dai 3 ai 6 anni, più stanca del solito. Quasi sempre negli incontri si crea un clima magico, fatto di un'attenzione totale: un'alchimia in cui si mescolano stupore, risate, sguardi complici, voglia di giocare, fare, ascoltare. Insomma, generalmente, quando c'è da fare si fa, tutti insieme, quando c'è da ascoltare si ascolta, tutti insieme. Può capitare però, come oggi, di trovare una classe particolarmente su di giri, va a capire perchè.. certo, ci sono diversi bambini che hanno bisogno di un'attenzione speciale, ma direi che un pò tutti erano contaminati da una strana euforia. C'era il piacere di vederci, di giocare con le fiabe, in un clima più agitato del solito! Mooooolto agitato! Che fare? Ricordarci che il nostro compito è quello di ascoltare, annusare l'aria, accogliere anche questi momenti di caos (un caos comunque creativo perchè tutti partecipavano all'attività ma con un'energia un pò troppo dirompente!) e cercare la strada, la via, la proposta da suggerire per continuare a giocare insieme e in modo creativo senza disperdere il senso del nostro laboratorio. Munari ci direbbe "il caos e la regola". 

In momenti così, l'istinto ti porterebbe ad urlare, a farti prendere dal panico..
invece la soluzione sta nel mantenere la calma, e rovesciare la situazione.. magari iniziando a sussurrare. Nel momento di caos assoluto io e Fabio abbiamo iniziato a raccontare una storia senza voce: si poteva capire cosa stessimo dicendo solo leggendo il labiale e guardando le nostre espressioni, i nostri gesti. Silenzio assoluto. Occhi sbarrati. Tutti a guardare, ascoltare quel linguaggio muto fatto di smorfie e facce un pò buffe. Silenzio e risate. E siamo ripartiti da lì, ricostruendo una nuova strada. Abbiamo "osato" inserire anche un gioco con il paracadute..per far danzare e saltare sulla stoffa il nostro personaggio Giacomone, e i bambini sono riusciti a svolgere questa attività così dinamica senza problemi. Certo, abbiamo anche inserito una regola per questa "danza salterina di Giacomone" e i bambini l'hanno rispettata, giocando liberamente, divertendosi, ma consapevoli dell'esistenza di un contenimento. Credo che il segreto sia questo: essere flessibili, sicuri del proprio percorso ma anche disposti a metterlo in discussione in funzione del momento. 

E ricordarsi che il bambino perfetto non esiste: è solo una proiezione ideale dell'adulto, quel bambino che si dovrebbe comportare come "piace all'adulto": fermo, silenzioso, accondiscendente, sempre pronto a seguire le nostre indicazioni. Il bambino invece asseconda il suo istinto di muoversi, a volte di urlare, di interromperci, di mettersi al centro dell'attenzione.. sta a noi capire, rispettare ed educare al rispetto ma non reprimendo.
Troppo "semplice" - e a mio avviso sbagliato- urlare, punire, soffocare. Io dico si ad un sano contenimento, alla regola giusta da rispettare ricordando sempre che i bambini sono tutti diversi, unici, e che il "bambino perfetto"  non esiste. Fortunatamente.
www.teatroingioco.it

sabato 21 febbraio 2015

Primo incontro di "Idee e parole in gioco"



Oggi primo incontro di scrittura creativa con bambini e ragazzi dai 10 ai 14 anni.. giovani scrittrici e scrittori alle prese con storie da ideare, creare, costruire..e che scrittrici e scrittori! 
Ricchi di fantasia, di intuizioni geniali, dotati di inventiva, accomunati dal piacere di scrivere e di raccontare. 
Il Metodo Teatro in Gioco si occupa soprattutto di laboratori per i più piccoli (nido, scuola dell'infanzia e scuola primaria) perchè già dai primi anni di vita, a mio avviso, è necessario lavorare sulle risorse creative e sulla libertà espressiva del bambino. Ma da sempre, dal 2000, ci occupiamo di portare i nostri percorsi (teatro e scrittura creativa) anche nelle scuole medie. Ogni età ha le sue ricchezze. Il linguaggio degli adolescenti è tutto da scoprire, un mondo fatto di silenzi da interpretare, da ascoltare perchè densi di significato, di idee che sono già in movimento. E, aperto il guscio..c'è un fiume in piena di immagini, parole, voglia di comunicare. 

Oggi, nella libreria Risvolti, con i nostri giovani scrittori ho visto nascere storie e personaggi, immagini, emozioni. Da percorsi più fantasiosi e creativi- come i giochi con le parole inventate- a percorsi più strutturati (la creazione del personaggio o di un articolo) oggi questi giovani scrittori mi hanno regalato un tempo prezioso, bello, caratterizzato da quella freschezza che si mescola ad una profondità di pensiero che solo un adolescente riesce a catturare..quella visione così speciale, quel modo singolare di guardare le cose, il mondo, di trovare soluzioni, di immaginare possibilità che sfugge spesso all'adulto, intrappolato nella sua routine.  

Probabilmente io e Fabio abbiamo trasmesso qualche cosa a loro oggi.. qualche spunto creativo, l'idea che scrivere sia una meravigliosa avventura fantastica tutta da esplorare..il "piacere" e "non il dovere" di scrivere.. di sicuro i giovani scrittori a noi oggi hanno dato tanto!
Al prossimo appuntamento! Sabato 7 marzo ancora "Idee e parole in gioco ".
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giovedì 19 febbraio 2015

Fare teatro non è lo spazio del "tutto e subito"

Un'insegnante oggi, durante l'incontro della formazione mi ha detto: "nello scorso incontro mentre raccontava la sua fiaba degli gnometti che si muovono strani, più che partecipare direttamente, sono rimasta a guardare, ad ascoltare..incuriosita e affascinata dal racconto. Ero nella storia, ero completamente immersa nella magia della narrazione osservando.. E allora ho riflettuto su quando chiediamo ai bambini di farci vedere, di "fare", per dimostrarci la loro partecipazione...e invece, proprio come me, magari stanno partecipando attivamente osservando, assaporando ed elaborando quella storia". Una riflessione importante che ci porta direttamente a toccare un punto centrale: la regola del "tutto e subito" nel gioco del teatro non vale! Non avrebbe senso, distruggerebbe la magia del teatro, il potere della creatività, l'opportunità di vivere i "propri tempi"

Ogni bambino è unico, speciale.
La metafora dell'operatore teatrale-giardiniere a me è sempre piaciuta. Siamo come giardinieri che seminano..diamo al terreno linfa vitale, amore, cura e poi..aspettiamo. E allora, se i bambini sono i fiori non saranno mica tutti uguali, no? Ci saranno margherite, rose, violette..e immagino, pur non avendo uno spiccato pollice verde, che ognuno abbia i suoi tempi per germogliare. Il gioco del teatro getta semi e lascia tracce nel pensiero, nella fantasia, nella capacità di osservare e rappresentare, nell'universo emotivo e sensoriale.. e poi, ogni bambino elabora, trasforma, agisce e costruisce.
 
La drammatizzazione di una fiaba interattiva permette ai bambini di vivere l'esperienza espressiva in modo autonomo e spontaneo: generalmente la maggior parte dei bambini partecipa attivamente, in modo "visibile" per così dire, ma c'è anche chi resta a guardare, chi osserva stupito, chi ride, chi un pò guarda e un pò sperimenta. C'è la libertà di partecipare (e che valore inestimabile educare alla libertà di scegliere autonomamente!) ognuno con i propri tempi e con le proprie modalità di intervento, e in ogni caso si tratta sempre di una partecipazione attiva e costruttiva. Mi ha fatto piacere questa considerazione, così come tutto il confronto e lo scambio dialogico su questo modo di fare teatro per e con i bambini, sulla metodologia operativa Teatro in Gioco.. sulla volontà -e direi anche l'esigenza- da parte di tutte le insegnanti di abolire la recita finale per accogliere nuove possibilità espressive, per liberare il linguaggio teatrale dal peso dell'esibizione e del giudizio finale, per mettere al centro di ogni scelta educativa le esigenze del bambino. La formazione per educatrici ed insegnanti di Roma Capitale continua e sono molto soddisfatta del corso Alfabeto teatrale. 

Un'insegnante mi ha detto "lei ci sta offrendo gli strumenti operativi e ci sta facendo conoscere la bellezza di un linguaggio espressivo che ci permetteranno di archiviare un modo vecchio e molto improvvisato di fare teatro". Wow! Più di questo non potrei sperare! E se davvero 300 insegnanti accogliessero questa idea di teatro come strumento e non come traguardo finale, come esperienza creativa e gratificante per il bambino, come percorso flessibile ma strutturato con dei chiari obiettivi pedagogici..quale sarebbe la ricaduta? 6000 bambini circa si libererebbero dall'incubo della recita finale, da un teatro che intrappola e comprime idee e fantasia..per ritrovarsi a vivere un'esperienza creativa in continuo divenire, all'insegna del gioco, del piacere, della scoperta.
www.teatroingioco.it

lunedì 16 febbraio 2015

Zucchine, animaletti muti e ortaggi vari: spiegatemi il senso per favore!

"Mio figlio ha fatto lo steccato per tutto il tempo della recita.. E' durata un'oretta circa e lui è stato, insieme ad altri bambini, con le braccia aperte, in piedi, immobile a fare la staccionata. A un certo punto, quando entrava il gruppo delle mucche ha detto: "Buongiorno mucche!"
"Quanti anni ha tuo figlio?"  "Quattro" 
 "Era contento di fare questa recita?"  
"Non particolarmente..anzi, quella mattina non voleva nemmeno andare a scuola. Mi ha chiesto: ma lo steccato è importante papà come ruolo? Gli ho detto di si, ovviamente"
Questo è un dialogo avvenuto fra me e un mio conoscente, diversi anni fa. Il figlio, 4 anni, nella recita di fine anno organizzata dall'insegnante della classe - tema la fattoria degli animali - ha interpretato lo "steccato" stando circa un'ora immobile con le braccia aperte! Io non ho parole, o meglio, preferisco non pronunciarle esattamente per come mi passano per la testa.. Mi piacerebbe soprattutto capire, sapere, chiedere.  A cosa pensava quella maestra mentre preparava questa deliziosa scenetta della fattoria? Si sarà interrogata sul significato pedagogico del suo operato? Proviamo a capire meglio anche noi.. proviamo a dare un senso a questa scelta. Può essere forse:
creativo, gratificante, educativo, divertente, appassionante, coinvolgente, giocoso, utile..
 per un bambino di 4 anni passare un'ora, nel contesto di un'esibizione finale davanti ad una valanga di genitori muniti di telecamere e macchinette fotografiche, ad interpretare una stecca di legno che non parla e deve restare immobile? 
O forse:
noioso umiliante stancante stressante inutile.. 
Ognuno potrà farsi un'idea ragionando sull'argomento.
Per quanto mi riguarda, è più forte di me.. Ogni volta che ci penso mi indigno sempre nello stesso modo, come se fosse una cosa personale, come se la vivessi in prima persona...come se ci stessi io a fare quello stupido steccato!  Forse perchè la percepisco così. E' personale, è estremamente personale, visto che si tratta di rispettare e tutelare i diritti e le esigenze dei bambini, e dato che questo è l'impegno primario al centro delle mie ricerche! 

Troppi spettacoli senza nessun criterio pedagogico da seguire.. Troppi steccati e mucche.. Troppi spettacoli con protagonisti e comparse, che è ancora un altro discorso e riguarda soprattutto i bambini più grandi della scuola primaria. Insomma..ancora troppo teatro con i bambini senza pensare davvero ai bambini!

Ma perchè proprio oggi scrivo di questo, se il fatto in questione è di qualche anno fa? Perchè questo modo di fare teatro si ripete ogni giorno. Perchè sto in contatto con centinaia di insegnanti in questo periodo e di racconti simili ne sento fin troppi. I film americani ci danno il "buon" esempio: ci mostrano tante scene di recite finali con palchi super attrezzati, mega scenografie, bambini che interpretano carote, zucchine, pannocchie di mais, genitori urlanti e commossi! Evviva il teatro! Evviva la pedagogia teatrale!

C'è qualcosa di sbagliato nell'interpretare una carota? In assoluto no. E non ci sarebbe niente di male se un bambino scegliesse - scegliesse e non subisse la scelta- di vestirsi da carota, ci mancherebbe! E' il senso che diamo a queste performance che nasce da presupposti a mio avviso sbagliati.  E' come vengono concepiti questi macro spettacoli che mi lascia perplessa e mi porta ogni volta a riflettere sul senso del fare teatro a scuola. Spesso si organizzano queste "scenette"- termine che viene utilizzato tantissimo e che non sopporto - piene di animali e vegetali di vario tipo perchè è più facile realizzare una storia con personaggi "muti", concepiti come comparse, contorno colorato, "massa". L'insegnante o l'operatore può raccontare qualcosa o meglio, può affidare ai bambini più grandi e "più svegli" un pò di battute - quante volte mi sono sentita dire: quelli sono svegli, falli parlare di più! - e il resto dei bambini si mette lì ad interpretare piante, animaletti, ortaggi vari.. qualche canzonicina, un bel girotondo ..e vissero tutti felici e contenti! Ecco perchè si scelgono personaggi silenti come carote e zucchine, perchè è più facile creare una bella scenetta, perchè l'effetto risata è già assicurato dai costumi e dalla situazione globale! E quanti ne ho visti di bambini muoversi goffi ed impacciati in improbabili costumi da super fiore fosforescente, o mega leone tutto peloso.. sarebbe divertente vedere anche le maestre conciarsi così e dire in coro "buongiorno mucche"! Gratificante, no? 

Un amico mi ha raccontato spesso di essere rimasto traumatizzato da una recita di fine anno, aveva sei anni: l'insegnante gli aveva assegnato il ruolo dell'asino. Ragliare, con le orecchie d'asino e la coda, davanti al pubblico di genitori e parenti fu per lui un'umiliazione profonda. Vi sembra una reazione esagerata? Ma quell'insegnante ha provato a chiedersi il senso della sua scelta? Ha percepito il disagio del bambino che quella scelta l'ha solo subita? E' giusto imporre ad un bambino un personaggio da interpretare o un costume da indossare che lo mettono a disagio? E' questo il "potere trasformativo" del teatro? Trasformare i bambini in "come li vogliamo" noi adulti?

Quando facciamo teatro con i bambini, a scuola, chiediamoci sempre: quello che proponiamo è strutturato a misura di bambino? Risponde alle sue esigenze espressive e cognitive? Rispetta il bambino come individuo ricco e competente? I bambini non devono far teatro per compiacere l'adulto/educatore, per permettere all'adulto di mostrare abilità varie (saper dirigere, saper fare i costumi, saper scrivere la storia, saper fare le scenografie), per soddisfare le aspettative del genitore che pretende la recita.  Il bambino non è un piccolo attore da manovrare. Lasciamogli spazio per giocare, creare, sperimentare. Evitiamogli l'umiliazione di chiederci, fasciato interamente da un tutina marrone: ma lo steccato è un ruolo importante vero? 

Ho trovato la foto su internet e non credo si riferisca a bambini che recitano, ma rende l'idea del mio argomentare. Il sito di riferimento è in ogni caso indicato sulla foto.

La valenza educativa del teatro: quando, come e perchè il teatro entra nelle scuole

"Domani a scuola c'è il laboratorio teatrale".  
"In classe facciamo il teatro".  
"Noi recitiamo tutte le settimane". E' da diversi anni che, sempre di più, il linguaggio teatrale entra nelle scuole.  
Quasi tutti i bambini -dalla scuola dell'infanzia alla scuola primaria, e ultimamente anche dell'asilo nido - in un modo o nell'altro si confrontano con il "fare teatro".  
In un modo o nell'altro.
E questo è l'aspetto che mi interessa analizzare.
 Si può fare teatro con i bambini in modi molto diversi: contenuti, percorsi operativi, obiettivi didattici variano sensibilmente in base all'approccio o al Metodo di riferimento. O, spesso, all'assoluta mancanza di obiettivi o di un metodo di riferimento! Terra di tutti e di nessuno, il laboratorio teatrale è uno spazio in cui, ad oggi, chi vuole può sperimentarsi "conduttore": l'operatore teatrale, l'insegnante di classe, i volenterosi inesperti ma appassionati, gli esperti svogliati e senza passione..le associazioni che lo fanno soprattutto per business, le associazioni che lo fanno soprattutto perchè ci credono.. Come in tanti settori c'è un pò di tutto, anche qui. E, insieme a questo minestrone di ruoli e tecniche, di proposte espressive strutturate o meno,  ci sono anche ( soprattutto!) i bambini: su di loro "ricadono" gli effetti del laboratorio teatrale. L'adulto costruisce e realizza il percorso teatrale per loro..o almeno così dovrebbe essere. Il bambino al centro delle scelte educative, delle proposte operative, del programma da svolgere e da sviluppare in un laboratorio teatrale. Questo a patto che si consideri il teatro come uno strumento pedagogico, da utilizzare a scuola per "liberare" la creatività e non per soffocarla, per educare e non per indottrinare.

Ecco che contenuti, metodologia ed obiettivi didattici che vengono accolti, scelti e promossi dall'adulto (operatore teatrale o insegnante) fanno la differenza in modo sostanziale.
"Se non fai lo spettacolo finale non è un vero corso di teatro"  "A noi piace utilizzare il teatro per far giocare i bambini..a fine anno facciamo una festa con i genitori ma non è uno spettacolo". Le voci, molto diverse, di due insegnanti di scuola dell'infanzia.
E ancora: "Per noi lo spettacolo finale deve essere soprattutto un momento divertente per i bambini: è il loro modo per esprimersi, se dimenticano qualche battuta non è importante, non c'è un voto da mettere"  "La bambina più brava deve fare la parte più lunga..e la bambina più carina farà la principessa..pensi quanto sarà bella tutta truccata! I bambini troppo timidi fanno da contorno altrimenti rovinano tutto lo spettacolo.". Anche in questo caso due pareri che riflettono due punti di vista molto distanti fra loro; questa volta a parlare erano insegnanti della scuola primaria. Ascolto e raccolgo da anni questi commenti, diventano per me un grande terreno di riflessione e ricerca le verbalizzazioni e le posizioni delle insegnanti relative al significato da attribuire al "fare teatro a scuola".  Forse per addentrarci in questo vasto e sfaccettato argomento può essere interessante provare ad indagare brevemente il rapporto scuola -teatro: quando e come il teatro trova ufficialmente posto nella didattica? Quando fare teatro diviene una prassi educativa? Immaginate la scena: una sala affollata, genitori e parenti ansiosi di guardare i bambini esibirsi; scenografia e costumi perfetti..tutto pronto per la grande recita finale! Siamo in un collegio dei gesuiti intorno al 1600: è in questo contesto che si comincia a fare teatro a scuola, e questo "fare teatro" coincide con "prepare lo spettacolo finale"!!! E' comunque un inizio! Il teatro diventa parte dell'attività didattica: si recita, si costruiscono i personaggi, si crea lo spettacolo. Non è il mio modo di vivere e vedere il teatro a scuola...ma siamo pur nel 1600 ! Non c'era ancora stata la "grande rivoluzione teatrale": l'esigenza dell'attore di allenarsi, di esprimersi creativamente, di vivere ogni aspetto del fare teatro (corpo, emozioni, sensi, voce..) Non c'era stato Stanislavskij per capirci, e tutte le ricerche di pedagogia teatrale a partire da lui. E poi? Cosa è successo dal collegio dei gesuiti a oggi? Segnali di rinnovamento ed apertura ce ne sono stati: considerare il teatro come strumento educativo, vivere il teatro come esperienza espressiva e non puramente come lo spazio dell'esibizione. Il primo a riflettere profondamente su questo fu il filosofo Walter Benjamin che nel 1929 scrisse il "Programma per un teatro proletario di bambini" partendo dall'esperienza dei laboratori condotti dall'attrice Asja Lacis con i bambini orfani di guerra: a lei non interessava realizzare lo spettacolo finale ma sperimentare un percorso educativo che permettesse ai bambini di esprimere la loro creatività. Siamo solo intorno al 1920.. da allora ad oggi di esperienze, percorsi, proposte ce ne sono state diverse. Non starò qui ad elencarle ma possiamo ipotizzare di muoverci fra questi due opposti: la sala affollata per la recita finale nel collegio dei gesuiti e i laboratori didattici e formativi di Asja Lacis. Possiamo fare del teatro uno strumento privilegiato per permettere ai bambini di sperimentare e sperimentarsi, un linguaggio espressivo multiforme, un'esperienza giocosa e svincolata dal giudizio finale. O possiamo fare del teatro uno strumento per lavorare esclusivamente alla realizzazione di uno spettacolo, scegliendo un copione, assegnando i ruoli, impostando prove su prove. O ancora, possiamo fare del teatro strumento flessibile che si modella in base alle esigenze e all'età dei bambini e, partendo da queste, diviene mezzo per: esplorare senza ricercare necessariamente un prodotto finale, oppure prevede uno spettacolo finale ma concepito come conclusione espressiva, giocosa e creativa di un intero percorso, ben più ricco e stimolante. Quindi teatro come "esperienza pedagogica" o come " esibizione finale"? A noi la scelta. Ma una scelta va fatta. Troppo superficiale dire "noi facciamo teatro" senza prendere una posizione, ignorando strade, percorsi, possibilità, rischi, limiti, obiettivi del percorso operativo che mettiamo in atto con i bambini.  Almeno proviamo ad essere consapevoli del significato e del valore educativo che attribuiamo alla definizione e alla prassi del "fare teatro a scuola". Partiamo almeno da qui. Da una scelta consapevole.

lunedì 9 febbraio 2015

COME CREARE UN LABORATORIO DI FIABE con i bambini

Narrare una fiaba è un atto ricco di valenze simboliche e pedagogiche. E' un vero dono d'amore oltre che un passaporto per il pensiero divergente e per esplorare con l'immaginazione mondi fantastici.
E, ricordiamolo, l'immaginazione è una risorsa indispensabile per conquistare un pensiero libero, uno spirito indipendente, una mente creativa. La logica ti porterà da A a B -diceva Einstein- ma l'immaginazione ti porterà ovunque. E' proprio così! Ed un laboratorio di fiabe è uno spazio privilegiato per potenziare l'ascolto condiviso, lo sviluppo del pensiero narrativo, la capacità di immaginare e fantasticare. 

Come creare un laboratorio di fiabe con i bambini? Piccoli suggerimenti per lavorare sugli aspetti basilari da tenere in considerazione:
1) Creare l'identità del laboratorio. Scegliete sempre lo stesso spazio e create il cerchio delle storie con i bambini. Lo spazio circolare ci permette di stare vicini, occhi negli occhi, annulla le distanze, favorisce l'ascolto e la condivisione delle fiabe e delle esperienze. Pensiamo alle origini della narrazione: nella notte dei tempi tutto il villaggio si riuniva formando un "cerchio magico" e il vecchio saggio narrava.
2) La ritualità: la narrazione, come il teatro, è fortemente legata all'aspetto rituale. Il rito restituisce e rafforza l'identità del percorso, amplificando il piacere dell'esperienza, valorizzando la componente emotiva che caratterizza ogni incontro. Le azioni ritualizzate permettono al bambino di sentirsi rassicurato e coinvolto emotivamente. Quindi trovate un "rito di apertura" per iniziare il laboratorio e un "rito finale" per concludere. Saranno due momenti giocosi e coinvolgenti che piaceranno molto ai bambini.
3) Narrare con passione e senza fretta: per permettere ai bambini di appassionarsi ad ogni racconto ricordiamoci di narrare ogni storia dando il giusto risalto a tutti gli aspetti della nostra voce. Il ritmo è fondamentale: acceleriamo..rallentiamo..creiamo delle sospensioni temporali..gustiamo un attimo di silenzio. Accogliamo ogni passaggio narrativo nella nostra voce: c'è un momento per velocizzare e c'è un momento per fermarsi e attendere..che cosa succederà? Dal nostro modo di narrare dipende l'attenzione e la curiosità dei bambini. Ricordiamoci che la fretta è bandita dal laboratorio! La narrazione ha bisogno dei suoi tempi e non si va mai di corsa! Per i bambini il piacere di ascoltare nasce dallo stupore: cosa accade ora? E poi cosa succederà? Trasmettiamogli il piacere dell'attesa che rende le cose ancora più belle e preziose. Ogni storia è fatta di tempi e ritmi diversi..di suoni, parole, silenzi, sguardi. 
4) Sperimentate la ricchezza dei linguaggi espressivi: la narrazione ci permette di esplorare linguaggi diversi. Una fiaba, dopo il racconto, può essere "tradotta" e trasferita in altre esperienze espressive e creative. Già il semplice (apparentemente!) atto di disegnare la fiaba è un'elaborazione importante da parte del bambino: la fiaba diventa grafica, i contenuti narrativi vengono fissati dal bambino in modo del tutto personale attraverso il disegno.

Proprio oggi abbiamo iniziato un nuovo laboratorio e, in classe, nel nostro cerchio delle storie abbiamo fatto un viaggio magico...siamo arrivati nell'oceano..abbiamo raccontato una fiaba di stelle e pesciolini con i bambini..ci siamo guardati intorno utilizzando il nostro canocchiale magico..in queste avventure così fantastiche non si sa mai..magari si finisce in un altro regno incantato! Quante risate e sguardi curiosi negli incontri di oggi! Dopo il racconto i bambini hanno scelto un pesciolino o una stellina da colorare per creare una fiaba grafica collettiva.. c'è chi "l'ho colorito tutto il pescetto" e chi " l'ho fatto bianco..non si vede ma c'è " .. e tutti ad attaccare i personaggi nel nostro foglio-oceano. E poi..si gioca un pò con un tamburo magico.. salutiamo tutti i personaggi che hanno giocato con noi oggi: dal fantasmino del mare alla borsa delle storie.. "Ma che andate via? No! Restate un altro pochettino", "Tanto tornate domani vero? Noi domani riveniamo a scuola quindi rivenite pure voi con la borsa magica" Il nostro "rito" di saluto e.. al prossimo incontro. Ci siamo proprio divertiti!

Buone fiabe anche voi!
Metodo Helga Dentale Teatro in Gioco   www.teatroingioco.it

domenica 8 febbraio 2015

LE FIABE CORPOREE da sperimentare con i bambini.. dalla presentazione del libro "Il corpo narratore di storie"

Ora è proprio ufficiale! E' nato questo nuovo progetto, è uscito il nuovo libro! Con l'incontro di ieri, presso la Libreria Risvolti, questo nuovo percorso progettuale è stato presentato.
Uno spazio dialogico molto ricco, in un clima informale e rilassato..quasi una chiacchierata fra amici: e in realtà c'erano anche diversi amici e persone care a festeggiare con me e con Fabio questo "inizio", ma c'erano anche educatori ed insegnanti che ho conosciuto proprio ieri in occasione della presentazione. Barbara è stata una presentatrice impeccabile, a lei va un grande ringraziamento: ha iniziato parlando delle mie esperienze formative e del Metodo Teatro in Gioco, per poi arrivare al libro.

Perchè dovremmo mettere il corpo al centro dei nostri percorsi progettuali con i bambini del nido e della scuola dell'infanzia? Perchè il corpo è il primo strumento di conoscenza. Prima di esprimersi e di comunicare utilizzando il linguaggio verbale il bambino si relaziona e comunica attraverso il linguaggio del corpo: toccare, esplorare attraverso il movimento, raccontare attraverso il gesto. Corpo e mente sono un tutt'uno inscindibile e, l'evoluzione del corpo contribuisce all'evoluzione del pensiero.

Cosa possiamo fare concretamente per accogliere e per valorizzare una pedagogia del corpo? Possiamo fare tanto! Come una goccia nell'oceano, goccia dopo goccia.. si inizia sempre così. Inutile e pretenzioso pensare ad un macro cambiamento da mettere in atto nell'immediato. Non credo nel "tutto e subito". Credo che l'educazione alla bellezza e alla libertà espressiva sia una strada da percorrere a piccoli passi, prevedendo interruzioni, cambi di direzione, momenti di dubbio e ripensamento. Un percorso di crescita, apprendimento e sperimentazione che procede come un rizoma. Avete presente? Una pianta sotterranea, una sorta di radice ricca di riserve, che cresce in tutte le direzioni. Credo che anche i nostri percorsi espressivi e teatrali con i bambini vadano concepiti con questa idea di "crescita in divenire", come percorsi che nascono in un modo per svilupparsi in tutte le direzioni e declinazioni possibili: nel corpo, nelle parole, nei sensi, nel linguaggio pittorico, nel linguaggio teatrale e musicale,ecc.

E allora, concretamente, come possiamo valorizzare il corpo espressivo del bambino? Costruendo e mettendo in atto, all'interno della scuola, laboratori di gioco teatrale, narrazione, movimento espressivo. Partendo dal cerchio delle storie e raccontando una fiaba. Lasciando che la fiaba si sviluppi nel corpo, attraverso il movimento espressivo, attraverso l'interpretazione di personaggi e contenuti narrativi. Stiamo così promuovendo fiabe corporee, attività di movimento creativo da esplorare, giocare, provare in un clima privo di giudizio.

Che valenza pedagogica ha una fiaba corporea? Ieri ho raccontato CHE RITMO A FANTASILANDIA: si tratta di una fiaba corporea che trovate, con tutti gli sviluppi espressivi, nel libro "Il corpo narratore di storie". La fiaba viene raccontata, una prima volta, nel cerchio delle storie per permettere ai bambini di ascoltare, di  crearsi il proprio "scenario immaginario" della fiaba, accogliere l'elemento ritmico che in questa fiaba è una componente basilare. Per questo ogni personaggio della storia è scandito da un suo ritmo attraverso lo strumento a percussione. Dopo la narrazione e lo spazio dell'ascolto attivo e condiviso la fiaba diviene corporea: i bambini "diventano" i personaggi della storia. Questo processo di simulazione e rappresentazione viene messo in atto proprio attraverso il linguaggio corporeo. I bambini, accompagnati dalla voce narrante dell'operatore, interpretano i personaggi esplorando il ritmo, la qualità del movimento, il flusso di energia. I bambini rivivono e trasferiscono la narrazione nel corpo: il corpo narratore di storie.

Corpo, espressione, segno grafico: la fiaba corporea ci permette di lavorare sulla globalità dei linguaggi espressivi perchè l'esperienza del sè corporeo può confluire direttamente in un'attività grafica. Dopo aver interpretato i personaggi della storia attraverso il corpo i bambini possono riportare la loro esperienza, i contenuti narrativi trovati e rielaborati con e nel movimento creativo attraverso il disegno. Il gesto corporeo si trasferisce nel segno grafico, in modo naturale, spontaneo come in un flusso continuo di ricerca e rappresentazione. I disegni dei bambini (fiabe grafiche) sono traccia concreta della loro esperienza, sono il loro racconto su carta della storia, una "nuova" storia -perchè elaborazione individuale-fatta non di parole ma di segni grafici.
Le parole le ascoltiamo spesso nelle varbalizzazioni spontanee dei bambini, che, mentre disegnano la storia, si lasciano andare a curiosi e interessanti commenti: Samir notava che "ero pesante più di un centimetro quando facevo l'elefante" e Sofia, rispetto all'interpretazione della piuma diceva di essere "leggerissima e molto bellissima..la mia (piuma) era tutta rosa". Quella piuma rosa - così si percepiva Sofia durante la fiaba corporea- infatti era ben evidente nel suo disegno!

Provate anche voi a sperimentare percorsi di movimento creativo e narrazione corporea: vedrete i bambini entusiasmarsi, partecipare con stupore, passione e forte curiosità. Buone fiabe corporee!

Metodo Helga Dentale Teatro in Gioco  www.teatroingioco.it

venerdì 6 febbraio 2015

Come creare una fiaba interattiva

Una fiaba interattiva è uno strumento privilegiato per portare il linguaggio teatrale a scuola, con i bambini dai 2 ai 6 anni. Si tratta di una storia che viene interpretata dai bambini insieme all'operatore teatrale (educatore o insegnante) direttamente nel cerchio delle storie, nella fase del racconto. E' la proposta di una "drammatizzazione strutturata a misura di bambino". Quando proponiamo a un bambino dai 2 ai 5 anni circa una drammatizzazione più "classica"lo vediamo spesso inibirsi  davanti alla nostra richiesta:il bambino tenta di interpretare i personaggi seguendo questo iter costruttivo più tradizionale ma in realtà non ha ancora tutti gli strumenti adeguati per soddisfare la nostra richiesta in modo giocoso e creativo. Cosa intendo per iter tradizionale? Prendere una storia, raccontarla e poi dire ad un bambino: vai ad interpretare il personaggio del folletto, ad esempio.. Questa richiesta presuppone capacità di sintesi, rappresentazione, improvvisazione che un bambino così piccolo ancora non ha costruito pienamente. Più che un gioco la nostra richiesta diventa un compito ed è inadeguata rispetto alle esigenze del bambino! Per questo spesso è necessario mettersi a suggerire le battute, è necessario dire letteralmente al bambino come procedere nell'interpretazione della storia, del personaggio, degli accadimenti. Diciamo, in poche parole, che ci troviamo a "imboccargli le battute".
Una fiaba interattiva permette invece al bambino di interpretare personaggi e contenuti della storia in modo diretto, spontaneo, giocoso, corale. Si "recita" giocando al faccio finta che.., mettendosi nei panni di un personaggio e poi di un altro..Insomma: si diventa protagonisti della storia giocando con la voce, con il corpo, con le emozioni. Ed ecco il gioco del teatro!

Come creare una fiaba interattiva? Si possono ideare e raccontare tantissime fiabe interattive, consapevoli degli obiettivi didattici che ogni fiaba "racchiude", quasi come un tesoro prezioso: giocare con la voce per esplorare il linguaggio, il suono delle parole, la tonalità, il volume ; giocare con la voce e con il gesto corporeo; giocare con le emozioni.. Io, solo per semplicità, partendo dagli obiettivi didattici ho catalogato le fiabe interattive in: vocali, vocali e gestuali, corporee o danzate, emozionanti, sensoriali.

Proviamo a creare una fiaba vocale, nello specifico RUMOROSA: è una fiaba interattiva ricca di elementi da sonorizzare e vocalizzare.
Provate a scriverla, questi sono gli elementi basilari per "costruire" la struttura narrativa:
CHI: scegliete un personaggio protagonista
COSA: elaborate una breve narrazione. Cosa accade in questa storia? Che difficoltà può incontrare il nostro personaggio? Oppure cosa sta cercando, che obiettivo ha?
DOVE: l'ambientazione della nostra storia sarà ricca di "elementi sonori". Questo la renderà una fiaba interattiva rumorosa.

Ad esempio: C'era una volta un piccolo topolino che voleva raggiungere la cima di un grattacielo per ascoltare la voce delle stelle e della luna. Era convinto che, arrivando lassù, avrebbe potuto parlare con loro. Per arrivare verso il grattacielo uscì dalla sua tana per attraversare tutta la città. La sua piccola testolina sbucò dalla tana e tutto era un gran frastuono! Si sentivano i clacson delle macchine : PEE PEE (suono da vocalizzare) PEE PEE. O mamma mia! I clacson continuavano a suonare: PEE PEE. Quanto rumore nella città. Meglio passare per una strada più tranquilla. Infatti era più silenziosa, così silenziosa che si sentivano gli uccellini cinguettare: CIP CIP  CIP CIP..

E questa potrebbe essere una storia rumorosa, io l'ho improvvisata adesso, mentre scrivevo..ma non è male immaginare questo dialogo finale fra un topolino, la luna e le stelle! Dopo lo scrivo. A volte una nuova fiaba nasce così..quasi per gioco!

Torniamo a noi: questo è lo schema di una fiaba interattiva rumorosa. Provate a sperimentarla con i bambini. Ricordatevi di non andare di corsa, lasciategli un pò di tempo per vocalizzare i suoni proposti: sarà un modo per giocare e per esplorare la propria voce. Sapete che questo modo di "allenare" creativamente la voce è presente, per attori adulti, nell'insieme di esercizi vocali proposti da Grotowski? Il maestro, ideatore del Teatro-Laboratorio e del cosiddetto "teatro povero", parlava di "immaginazione vocale": allenare la nostra voce imitando e riproducendo suoni e rumori naturali e meccanici, per sperimentare tutte le nostre potenzialità vocali.

Quanti obiettivi pedagogici e vocali in una fiaba interattiva rumorosa creata per i bambini!
Se volete trovate diverse fiabe interattive, anche rumorose, nei miei libri "Io racconto..tu ascolto..insieme giochiamo!" e "Ancora racconto.." 

Nella foto in alto invece c'è la rappresentazione grafica della fiaba interattiva dei PESCIOLINI E DELLE STELLINE MARINE. E' una fiaba vocale-corporea in cui il bambino sperimenta emissione vocale e gesto corporeo insieme: si gioca con il corpo, con la voce, con il ritmo. Immaginate di partire per un viaggio magico e di ritrovarvi in un oceano pieno di pesciolini dalla voce molto bassa e dai movimenti molto rapidi e di stelline dalla voce alta e melodiosa e dai movimenti molto lenti. Ecco che giocheremo con la tonalità della voce, con il ritmo vocale e corporeo, con l'interpretazione dei personaggi! Se conoscete i miei libri ad esempio  sono fiabe vocali-corporee CATERINA E GIACOMONE  e GLI GNOMETTI SI MUOVONO STRANI!. Si tratta di fiabe in cui l'elemento interattivo è il gesto-suono. I bambini si divertono molto perchè si mettono in gioco con il corpo e con la voce e perchè - ve lo consiglio vivamente- i personaggi sono spesso un pò buffi.

Spero di avervi dato un pò di informazioni utili! Buon lavoro e..buone fiabe!
www.teatroingioco.it      Metodo Helga Dentale Teatro in Gioco


giovedì 5 febbraio 2015

Alfabeto teatrale..continua la formazione

Quando un incontro formativo diviene scambio, confronto costruttivo e creativo, partecipazione attiva, credo che quell'incontro abbia un valore aggiunto. La formazione non sarà solo acquisizione di nuove conoscenze ma spazio vitale ricco di significati espressivi, fatto in primo luogo di "persone" che si mettono in relazione ancor prima che di "saperi" che si mettono in campo. Ed è, a mio avviso e per la mia esperienza, partendo dalle persone, dalla relazione che si crea, dal clima di fiducia e rispetto che si instaura che si lavora più concretamente ed efficacemente per apprendere saperi ed acquisire strumenti. 
Anche oggi ho terminato l'incontro formativo del percorso "Alfabeto teatrale" con la sensazione forte di aver costruito qualcosa di importante insieme alle educatrici e alle insegnanti: un altro tassello del nostro mosaico che stiamo chiamando "gioco del teatro". Siamo partiti dall'introduzione del linguaggio teatrale a scuola e siamo già arrivati a definire e a costruire importanti elementi strutturali del percorso attraverso il Metodo Teatro in Gioco: i rituali, la borsa delle storie, le fiabe interattive -ognuna con le proprie caratteristiche per lavorare su diversi obiettivi didattici- i giochi teatrali ed espressivi.. E ne abbiamo già sperimentati diversi, inserendoli in alcuni incontri-tipo.

 Oggi ci siamo confrontate molto anche su uno dei principi basilari del fare teatro: il magico sé, il potere trasformativo del teatro.. Ho introdotto alcuni giochi specifici per lavorare,con i bambini, sulla componente magica della "trasformazione". 

Credo che si possa fare tanto utilizzando il linguaggio teatrale a scuola, con i bambini. Sono fermamente convinta del potere educativo del teatro. Educare e non inculcare. Educare alla libertà espressiva e all'autonomia, alla bellezza, alla creatività. E credo nel potere della formazione. Non è un riempitivo per occupare qualche ora e mettere firme su un registro ufficiale. La formazione è un diritto di tutte le insegnanti: è la palestra culturale e didattica per continuare a crescere, a mettersi in gioco, per confrontarsi e per trovare nuovi stimoli, per promuovere e valorizzare nuove risorse e nuovi percorsi.  E, anche oggi, la vera grande restituzione è stata la risposta delle insegnanti, la presenza, il coinvolgimento, l'impegno, lo scambio. Sono molto, molto soddisfatta! Siamo solo ad un secondo incontro e ad un gruppo, ma questo inizio mi fa essere molto ottimista..credo che in molte scuole tanti bambini grazie alle proprie insegnanti inizieranno a sperimentare spazi di gioco teatrale, fiabe interattive, ricerche creative..in un clima aperto alla sperimentazione e privo di giudizio, e tutto ciò gli farà tanto bene! E' questo il macro obiettivo: portare il linguaggio teatrale strutturato a misura di bambino a scuola.. e piano piano, ci riusciremo!

Terminato l'incontro..dopo tre ore piene..(quattro, perchè sono arrivata come sempre, un'ora prima per preparare tutto) la pioggia continuava a scendere, come al mio arrivo, copiosa, senza tregua.. E a me veniva solo da sorridere! 
Il potere delle cose che ti fanno star bene!