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sabato 20 novembre 2010

Le fiabe interattive:gioco e apprendimento

Giocare e comunicare attraverso le fiabe interattive...un'esperienza fantastica di gioco e scambio che crea un cerchio magico d'attenzione e condivisione. L'operatore teatrale racconta la storia: sussurra, poi alza il volume, modula il tono e cambia il ritmo..  i bambini partecipano attivamente,inserendosi direttamente nella fiaba che diviene animata,viva,densa di elementi e spunti creativi da interpretare con la voce, il corpo,la mimica.
Sto ultimando la scrittura di un mio testo di fiabe interattive (per bambini dai 3 ai 6 anni), una raccolta delle mie piccole "invenzioni fiabesche": da Caterina e Giacomone (la mano canterina e il piedone dal vocione) alla storia del Bruchetto brontolone che si trasforma in meravigliosa farfalla, da  Attenti alla Strega Strillacchia! alle Vocali Matte.. e così via. Scrivendole in versione "didattica", facendo attenzione quindi anche alla parte pedagogica, alle indicazioni da fornire agli operatori per utilizzarle, mi rendo davvero conto di come ogni fiaba sia nata da un preciso obiettivo. In Caterina e Giacomone,ad esempio l'obiettivo è quello di stimolare i bambini a contattare e riconoscere tonalità diverse della voce: Caterina ha una vocina acuta,mentre Giacomone ha un vocione basso. In più si gioca con due specifiche parti del corpo( mani e piedi) da contattare, "animare",coordinando i movimenti e associandovi anche l'elemento vocale. E tutte queste consegne,attraverso la fiaba, vengono semplicemente trasmesse ai bambini che le acquisiscono, sperimentandole, per imitazione.
 E' accaduto così nel tempo, che per ogni obiettivo (giocare con il ritmo, lavorare sui livelli dello spazio e sul flusso d'energia; sviluppare consapevolezze corporee e vocali,ecc.) sia nata una nuova fiaba: un piccolo racconto da scoprire,vivere, animare insieme ai bambini. Ho sempre dato molto rilievo all'aspetto ludico del racconto: più una fiaba è divertente, creando e provocando risate, più piace ai bambini. I personaggi che ho inventato nelle mie piccole storie sono spesso buffi, parlano con vocette strane, oppure è buffa la situazione che viene raccontata. Ho scoperto che per i bambini ogni fiaba è un piccolo tesoro in cui poter  trovare qualcosa di magico: da una nuova risorsa da contattare al piacere che scaturisce da una bella risata. Adoro le fiabe che,dopo il racconto, si sviluppano in un altro percorso creativo: le fiabe che vengono danzate,ad esempio, e che portano direttamente nel corpo le emozioni della storia. In quella dimensione i bambini si lasciano trasportare dalla musica ed entrano in contatto con il piacere di danzare,strisciare, saltare.. semplicemente giocare con il corpo. Ed è bello e molto significativo per i bambini anche trasferire la fiaba su foglio, renderla grafica, fissarla attraverso un'immagine iconica. Nella fiaba grafica ogni bambino pone l'accento sul personaggio o la situazione che lo ha colpito o incuriosito di più. Giocare con le fiabe è un ricco percorso di scoperta,piacere ludico, apprendimento,sperimentazione. Lo consiglio davvero a tutti,genitori ed educatori.. Basta guardare gli occhi dei bambini durante il racconto, basta osservarli interagire,cantare o mimare la storia che stiamo narrando: sono totalmente immersi in quel mondo magico! Fra l'operatore e il bambino si crea uno scambio così diretto e immediato. 
Io racconto..tu ascolti..insieme giochiamo!

lunedì 15 novembre 2010

il potere sociale del teatro (per i bambini e per i grandi!)

Con i laboratori teatrali per bambini spero,nel mio piccolo, di seminare anche per il futuro.. I piccoli di oggi, quindi i grandi di domani, possono imparare tanto attraverso il teatro. Oltre al contatto con se stessi, con la propria creatività e con il proprio mondo emotivo, il teatro apre la mente al " fare sociale": a concetti quali "io e gli altri", rispetto, solidarietà, ascolto, condivisione. Il teatro ha un potere sociale: può insegnare come si dovrebbe vivere in una società, attenti ai nostri bisogni,doveri e diritti ma ugualmente attenti a quelli degli altri.
 Questo può essere trasmesso (ovviamente in parte) attraverso un percorso teatrale.
Ma non dimentichiamo che il teatro è uno strumento sociale anche per gli adulti. Attraverso uno spettacolo (dal modo di farlo, organizzarlo, dallo spazio in cui farlo, dalle tematiche scelte) si può dire e fare. Non so se tanto, ma indubbiamente qualcosa. Rispetto a tanto "niente" (niente contenuti, niente valori, niente pensieri profondi di tanta televisione spazzatura ) "qualcosa" è sicuramente meglio. Risvegliare sensazioni, sfiorare dubbi, indignarsi, ridere, commuoversi.  Abbiamo bisogno di condividere idee, pensieri. Rischiamo di abituarci sempre di più nel credere che il massimo della condivisione sia vedere la partita in tv, o il Grande Fratello, o giocare alla play station fra amici. Rischiamo di non parlare più di niente di veramente interessante come un film, un libro, una mostra d'arte, un concerto..o di importante come la nostra situazione politica, le nostre idee, le ingiustizie e i fatti vergognosi che ogni giorno ci dovrebbero far indignare. Se vi va leggete il mio commento alla serata teatrale di venerdì 12 "Teatro a Taglio Corto" con me, Fabio ed altri attori.. Io credo sia stata una serata bella ed intensa in cui il teatro ha unito attori e pubblico,  permesso di condividere idee, pensieri ed emozioni. Abbiamo riso tanto (perchè anche la risata è esorcizzante e terapeutica!) ma abbiamo anche raccontato storie tragiche e purtroppo realistiche (come lo sfruttamento delle prostitute, il dramma dei cassa integrati..) Qualcuno potrebbe anche obiettare che comunque non cambierà niente. Forse. Ma mi sembra comunque meglio che stare a casa a fissare una scatola piena di tette, sederi, parolacce e volgarità.
In uno spazio teatrale ci sono persone vere con cui poter parlare a fine spettacolo, che possono risponderti e guardarti in faccia. Puoi mettere in campo idee, discutere, dialogare. E non devi nemmeno aspettare la pausa pubblicitaria!

Per leggere gli Appunti sullo spettacolo Teatro a Taglio Corto vai al blog

domenica 14 novembre 2010

La saccenza è nemica dell'apprendimento e della creatività...

Resto sempre un pò stupita nel constatare che, anche quando non faccio che ripetere che non c'è giudizio, che si impara facendo, che tutto teatralmente è una scoperta..c'è comunque chi aggredisce per non mettersi in gioco. Posso capire l'adolescente, in piena trasformazione fisica ed emotiva..Lo comprendo: non ha ancora abbastanza strumenti per esporsi, per rischiare da solo; è più semplice addossare colpe e responsabilità. Posso capire anche il bambino, in un momento di difficoltà espressiva, scaricare la sua frustrazione sul conduttore per non ammettere un "fallimento". Ecco allora bambini e adolescenti (pochi a dire il vero) ogni tanto uscirsene al laboratorio teatrale con frasi tipo: "Maestra (o Helga, a seconda dei casi) sei tu che non hai spiegato bene..avevi detto che..o.. non avevi detto che.."
E' una giusta autodifesa, che poi viene elaborata, trasformata. Che nasconde comunque un "disagio" relativo a quel momento e alla richiesta specifica da parte del conduttore. E va affrontata insieme, serenamente.
Ma un docente no! Mi permetto di dire no, che non trovo senso e giustificazione! A parte il fatto che all'arroganza difficilmente riesca a trovare una giustificazione, ma in più gratuita! Come si fa a sentirsi "vittima" di giudizio, di valutazione, addirittura di presa in giro. Come si fa a dirmi: "tu ci mostri l'esercizio al meglio per metterci in imbarazzo e in difficoltà"? Come si fa a pensarlo? Mi ha stupito perchè non mi era mai capitato in tanti anni di formazione per docenti. Non in maniera così esplicita almeno. Certo, so cogliere le resistenze di alcuni docenti, lo scetticismo o il dubbio. Generalmente provengono da chi affronta il corso non come un'opportunità ma come un dovere. Con la consolazione della retribuzione e con l'ansia dell'orologio. Magari "rubando" anche dieci minuti per uscire prima ed andare a fare un pò di shopping. Forse bisognerebbe riflettere su alcuni nodi centrali: basta un corso di formazione teatrale per trasformare tutti in operatori teatrali? Anche quelli che non hanno poi così voglia o interesse di farlo? Il mio pensiero si allarga e va oltre: E caratterialmente, tutti sono portati a condurre percorsi teatrali? Anche le persone saccenti, arroganti, oppure molto superficiali ? Oppure: una persona che non consideri minimamente l'importanza dell'espressione del corpo o della libera creatività sarebbe in grado di trasmettere ai bambini tali concetti? Sarebbe in grado di spiegarli, mostrarli, condurre giochi specifici? Non credo. Ma qui potrebbe venire in soccorso l'umiltà: essere sereni nel riconoscere le proprie risorse e i propri limiti. Dire semplicemente: questo gioco non mi "appartiene", mi inibisce, non credo di poterlo condurre! Oppure: proverò a trasformarlo, ad elaborarlo, a "semplificarlo". Perfetto! Ognuno può trasmettere il percorso consapevole delle proprie risorse e dei propri limiti. Io non sarei mai in grado di insegnare matematica e questa consapevolezza non mi crea un disagio! Se avessi degli strumenti operativi però potrei provare a farlo, con curiosità e molta umiltà (tranquillizzo tutti quelli che mi conoscono: è solo un modo di dire!).
Sicuramente con la saccenza non si può insegnare teatro.
E noto con piacere che la maggior parte dei docenti che seguono i miei corsi di formazione nelle scuole hanno lo spirito giusto e hanno voglia di vivere il percorso come una grande scoperta e non come un'esibizione personale. Ci sono docenti che mi riempiono di entusiasmo con il loro entusiasmo! Che  vivono ogni singolo gioco come un'opportunità formativa e creativa, senza  ansia da prestazione perchè non devono dimostrare niente a nessuno ; pronte ad elaborare, approfondire, sperimentare la ricaduta nel gruppo classe. Già proiettate nel mettere il nostro percorso a servizio dei bambini. Hanno perfettamente capito che, attraverso questo corso, non diventeranno attori o "insegnanti di teatro" ma potranno condurre dei percorsi di teatro espressivo con i bambini delle loro classi, consapevoli dell'obiettivo: aiutare i bambini ad aprirsi, ad esternare, a condividere idee creative ed emozioni. Che importa  allora se la tecnica non sarà perfetta? Basteranno gli strumenti operativi supportati dalla passione, dalla determinazione, dalla creatività. Aggiungo però anche dall'umiltà.
Ma chi è troppo saccente difficilmente scenderà dal piedistallo per mettersi in discussione. E difficilmente potrà darmi ragione!