Resto sempre un pò stupita nel constatare che, anche quando non faccio che ripetere che non c'è giudizio, che si impara facendo, che tutto teatralmente è una scoperta..c'è comunque chi aggredisce per non mettersi in gioco. Posso capire l'adolescente, in piena trasformazione fisica ed emotiva..Lo comprendo: non ha ancora abbastanza strumenti per esporsi, per rischiare da solo; è più semplice addossare colpe e responsabilità. Posso capire anche il bambino, in un momento di difficoltà espressiva, scaricare la sua frustrazione sul conduttore per non ammettere un "fallimento". Ecco allora bambini e adolescenti (pochi a dire il vero) ogni tanto uscirsene al laboratorio teatrale con frasi tipo: "Maestra (o Helga, a seconda dei casi) sei tu che non hai spiegato bene..avevi detto che..o.. non avevi detto che.."
E' una giusta autodifesa, che poi viene elaborata, trasformata. Che nasconde comunque un "disagio" relativo a quel momento e alla richiesta specifica da parte del conduttore. E va affrontata insieme, serenamente.
Ma un docente no! Mi permetto di dire no, che non trovo senso e giustificazione! A parte il fatto che all'arroganza difficilmente riesca a trovare una giustificazione, ma in più gratuita! Come si fa a sentirsi "vittima" di giudizio, di valutazione, addirittura di presa in giro. Come si fa a dirmi: "tu ci mostri l'esercizio al meglio per metterci in imbarazzo e in difficoltà"? Come si fa a pensarlo? Mi ha stupito perchè non mi era mai capitato in tanti anni di formazione per docenti. Non in maniera così esplicita almeno. Certo, so cogliere le resistenze di alcuni docenti, lo scetticismo o il dubbio. Generalmente provengono da chi affronta il corso non come un'opportunità ma come un dovere. Con la consolazione della retribuzione e con l'ansia dell'orologio. Magari "rubando" anche dieci minuti per uscire prima ed andare a fare un pò di shopping. Forse bisognerebbe riflettere su alcuni nodi centrali: basta un corso di formazione teatrale per trasformare tutti in operatori teatrali? Anche quelli che non hanno poi così voglia o interesse di farlo? Il mio pensiero si allarga e va oltre: E caratterialmente, tutti sono portati a condurre percorsi teatrali? Anche le persone saccenti, arroganti, oppure molto superficiali ? Oppure: una persona che non consideri minimamente l'importanza dell'espressione del corpo o della libera creatività sarebbe in grado di trasmettere ai bambini tali concetti? Sarebbe in grado di spiegarli, mostrarli, condurre giochi specifici? Non credo. Ma qui potrebbe venire in soccorso l'umiltà: essere sereni nel riconoscere le proprie risorse e i propri limiti. Dire semplicemente: questo gioco non mi "appartiene", mi inibisce, non credo di poterlo condurre! Oppure: proverò a trasformarlo, ad elaborarlo, a "semplificarlo". Perfetto! Ognuno può trasmettere il percorso consapevole delle proprie risorse e dei propri limiti. Io non sarei mai in grado di insegnare matematica e questa consapevolezza non mi crea un disagio! Se avessi degli strumenti operativi però potrei provare a farlo, con curiosità e molta umiltà (tranquillizzo tutti quelli che mi conoscono: è solo un modo di dire!).
Sicuramente con la saccenza non si può insegnare teatro.
E noto con piacere che la maggior parte dei docenti che seguono i miei corsi di formazione nelle scuole hanno lo spirito giusto e hanno voglia di vivere il percorso come una grande scoperta e non come un'esibizione personale. Ci sono docenti che mi riempiono di entusiasmo con il loro entusiasmo! Che vivono ogni singolo gioco come un'opportunità formativa e creativa, senza ansia da prestazione perchè non devono dimostrare niente a nessuno ; pronte ad elaborare, approfondire, sperimentare la ricaduta nel gruppo classe. Già proiettate nel mettere il nostro percorso a servizio dei bambini. Hanno perfettamente capito che, attraverso questo corso, non diventeranno attori o "insegnanti di teatro" ma potranno condurre dei percorsi di teatro espressivo con i bambini delle loro classi, consapevoli dell'obiettivo: aiutare i bambini ad aprirsi, ad esternare, a condividere idee creative ed emozioni. Che importa allora se la tecnica non sarà perfetta? Basteranno gli strumenti operativi supportati dalla passione, dalla determinazione, dalla creatività. Aggiungo però anche dall'umiltà.
Ma chi è troppo saccente difficilmente scenderà dal piedistallo per mettersi in discussione. E difficilmente potrà darmi ragione!
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