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sabato 24 marzo 2012

la narrazione come strumento formativo. può una storia cambiare il mondo?

Riflettendo sulla narrazione come grande contenitore di storie, storie da raccontare, ascoltare, trasformare, condividere, si apre un percorso formativo molto importante. Mi riferisco all'utilizzo della narrazione come strumento di educazione sociale, per trattare temi ed argomenti così importanti per la formazione del pensiero e del'individuo stesso.
Il titolo di questo post è volutamente estremo, forse fiabesco: può una storia cambiare il mondo? Solo una storia no. Ma tante storie per educare al rispetto, alla pace... credo che qualcosa cambierebbe, e molto. E tanto si sta facendo in questo senso. Progetti educativi incentrati sulla pace, sull'intercultura.

Ricordo un'esperienza bellissima di qualche anno fa che io e Fabio abbiamo svolto in alcune classi di scuola media. Un progetto sull'intercultura che, strada facendo, è diventato un meraviglioso percorso espressivo sulla pace, sulla diversità come risorsa, sul piacere della condivisione. Negli incontri svolgevamo giochi teatrali, improvvisazioni e poi formavamo il cerchio delle storie. Abbiamo trovato e raccontato storie appartenenti a tutti i paesi d'origine dei bambini: ricordo delle affascinanti storie africane, cinesi, russe.. Immaginavo queste storie viaggianti nel mondo, passare da un luogo ad un altro..di voce in voce.. raccontando memorie, costumi, tradizioni. Nel corso degli incontri i bambini hanno proposto alcune storie che i genitori gli avevano raccontato. Arrivavano entusiasti, con la loro nuova storia, ansiosi di narrarla a tutti. Il nostro tesoro diventava sempre più ricco. Qualche mamma mandava dolci tradizionali e tipici del proprio paese..e così capitava di chiudere il cerchio delle storie con un dolcetto al miele o al cocco. In questo percorso sulla narrazione e l'intercultura la diversità è diventata arricchimento, come sempre dovrebbe essere. Fabio fece una bellissima regia di tutte le storie e i bambini le interpretarono nella giornata conclusiva, fra i sorrisi e gli applausi di tutti.

Credo che la narrazione, come il teatro, sia un luogo-spazio privilegiato per educare. 
Nel testo "Un tetto di stelle", ispirato ad una mostra fotografica di James Mollison, ho scritto una storia dolce ed amara, forte certamente. Narriamo di bambini che hanno una casa ed altri no. narriamo di differenze sociali ed economiche che andrebbero abbattute. narriamo di un sogno da costruire e realizzare:il diritto ad un'infanzia serena. Non abbiamo mai rappresentato questo testo per un pubblico di bambini ma sono convinta che sarebbe un interessante spunto di riflessione e dialogo. I bambini ti sorprendono. Sanno appassionarsi e trasformare un pensiero; sanno andare in profondità e volare se ne avvertono il bisogno. Sanno distinguere il bene dal male, basta fornir loro gli strumenti giusti.
Una storia può mostrare una via, può creare uno spazio dialogico e di confronto, può fornire strumenti preziosi. Amo enormemente questa frase di Bruno Munari:

Non potendo cambiare gli adulti, ho scelto di lavorare sui bambini perchè ne crescano di migliori. I bambini di oggi sono gli adulti di domani. Ci dobbiamo occupare dei bambini e dare loro la possibilità di formarsi una mentalità più elastica, più libera, meno bloccata, capace di decisioni. A questo scopo vanno studiati quegli strumenti che passano sotto forma di gioco ma che, in realtà, aiutrano l'uomo a liberarsi.
Bruno Munari

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